Buona lettura.
Nell'ultima settimana i mercati, dopo i rialzi realizzati a seguito della decisione della Bce (leggi QUI), hanno atteso le decisioni di altre banche centrali: la Boj e la Fed. La prima ha lasciato i tassi invariati, determinando l'apprezzamento dello yen e lo storno dei principali indici azionari:
Nessuna mossa dalla Bank of Japan (BoJ). Come da attese, la banca centrale giapponese ha confermato la sua politica monetaria, lasciando invariati i tassi sui depositi a -0,1% e il piano di quantitative e qualitative easing (QQE) da 80 mila miliardi di yen. A gennaio la BoJ aveva portato i tassi in negativo per la prima volta nella sua storia.La Federal Reserve, nella riunione di mercoledì, ha deciso anche essa di lasciare i tassi invariati:
indicazioni decisamente "dovish" quelle in arrivo da Washington. Al termine della due giorni di riunioni, la Federal Reserve ha confermato il tasso sui Fed Funds nel range 0,25-0,5 per cento aggiornando in senso decisamente più "colomba" la view sul processo di normalizzazione del costo del denaro della prima economia.Dai cosiddetti "dot plot", le proiezioni sull'evoluzione dei tassi secondo ogni membro del Comitato di politica monetaria, emerge che ci saranno due aumenti dei tassi nell'anno corrente, contro i quattro attesi a dicembre.Visto all'1,4% in precedenza, il costo del denaro a stelle e strisce a fine anno è ora stimato allo 0,9%.L'atteggiamento dovish da parte della Federal Reserve ha determinato l'indebolimento del dollaro, che ha favorito il rialzo dei mercati emergenti, trainati anche dalla performance positiva del petrolio e delle materie prime.
Il 17 marzo scorso la Bank of England (BoE) che ha confermato la sua politica monetaria. Come da attese la banca centrale inglese ha mantenuto fermi i tassi di interesse allo 0,5% e il piano di acquisto asset (quantitative easing, Qe) a 375 miliardi di sterline. La decisione è stata presa all'unanimità.
Sul fronte dei dati macro Usa:
Le vendite al dettaglio degli Stati Uniti sono scese meno del previsto nel mese di febbraio. Il dato diffuso dal Dipartimento del Commercio indica vendite al dettaglio in calo dello 0,1 per cento lo scorso mese rispetto al -0,25 atteso dagli analisti. Le vendite al dettaglio core, che escludono le vendite di automobili, sono diminuite sempre del 0,1% nel mese di febbraio, rispetto alle previsioni di un calo dello 0,2%. Revisione al ribasso del dato di gennaio a -0,4% m/m dal +0,2% precedentemente indicato.
L'indice dei prezzi alla produzione, che è un indicatore inflazionistico che misura il cambiamento medio dei prezzi di vendita praticati dai produttori nazionali di beni e servizi, alimentari ed energia esclusi, a febbraio è salito dell'1.2% a/a.
Le nuove costruzioni abitative hanno registrato a febbraio una crescita del 5,2% su base mensile contro la flessione del 3,4% della passata rilevazione (dato rivisto da -3,8%). Le attese erano per una crescita del 4,6 per cento.
I permessi edilizi hanno mostrato a febbraio una flessione del 3,1% su base mensile, mancando le attese del mercato che indicava una contrazione pari allo 0,2 per cento. Il dato odierno si raffronta con la variazione nulla rispetto al mese di gennaio (dato rivisto da -0,2%). A febbraio l’indice statunitense che misura le vendite di case esistenti ha evidenziato un calo del 7,1% a 5,08 milioni L'indice dei prezzi al consumo (Ipc) che misura le variazioni del prezzo di beni e servizi, cibo ed energia esclusi, a febbraio è salito dello 0.3% La produzione industriale negli Stati Uniti ha segnato a febbraio un calo dello 0,5% rispetto al mese precedente, quando era salita dello 0,8% (dato rivisto dal +0,9% precedente). Il calo è maggiore del previsto. Gli analisti infatti avevano pronosticato una contrazione dello 0,3%. Le nuove richieste di sussidi alla disoccupazione nella settimana al 12 marzo si sono attestate a 265 mila unità rispetto alle 258 mila della settimana passata (dato rivisto da +259 mila). Il mercato si attendeva un dato pari a +268 mila A marzo l’indice preliminare che misura la fiducia dei consumatori calcolato dall’Università del Michigan si è attestato a 90 punti dai 91,7 del mese precedente. Gli analisti avevano stimato 92,2 punti. mentre l'indice che misura le aspettative dei consumatori è diminuito a 80 punti, dai precedenti 81.9 Nel mese di febbraio l'indice Cfnai (Chicago Fed National Activity Index), che misura l'andamento dell’attività economica nell’area di Chicago, è peggiorato, attestandosi a -0,29 punti dai 0,41 punti di gennaio (dato rivisto da 0,28 punti). Le attese erano per un dato positivo e pari a 0,25 punti. Sul fronte dei dati macro in Eurozona: Nel mese di gennaio la produzione industriale destagionalizzata è salita del 2.1 mensile, contro il -0.5% precedente. L'indice dei prezzi al consumo è salito del 0.2% mensile, contro -1.4% precedente In flessione più del previsto i prezzi alla produzione in Germania. A febbraio la variazione risulta infatti di -0,5% m/m rispetto al -0,1% atteso e al -0,7% del mese precedente. Su base annua il calo è del 3%. Il saldo delle partite correnti della zona euro è diminuito a gennaio e i flussi netti di investimento diretti sono scesi rispetto a dicembre. Lo ha comunicato la Banca centrale europea.Il saldo delle partite correnti si è assestato a 25,4 miliardi di euro a gennaio da 28,6 miliardi rivisti di dicembre. I flussi netti di investimento diretto sono stati positivi per 45,6 miliardi di euro, in rallentamento dagli 89,3 miliardi del mese precedente. Per gli ultimi 12 mesi, il saldo della partite correnti è stato il 3,0% del Pil del blocco, come il mese precedente. A marzo l’indice che misura il sentiment dei consumatori europei è sceso da -8,8 a -9,7 punti. Gli analisti avevano stimato un miglioramento a -8 punti. Dati macro in Giappone In Giappone la bilancia commerciale ha mostrato a febbraio un surplus di 242,8 miliardi di yen rispetto ai -648,8 miliardi del mese precedente (dato rivisto da -645,9 miliardi). Le attese erano per un surplus pari a 400,2 miliardi. Nel mese di febbraio le esportazioni hanno evidenziato una flessione del 4% rispetto a febbraio 2015 contro il -12,9% della passata rilevazione (consenso Bloomberg a -3%), mentre le importazioni hanno registrato una contrazione del 14,2% a/a dal precedente -17,8% (dato rivisto da -18%), con le attese del mercato che indicavano un -15,8% a/a. Balzo a gennaio per gli ordinativi di macchinari 'core', sostenuti dalla robustezza degli ordini dell'industria dell'acciaio senza i quali, secondo gli economisti, il dato sarebbe stato probabilmente piatto. L'incremento del 15,0% a livello mensile negli ordini 'core' ha superato di gran lunga le stime degli economisti per un +3,0% mese su mese. Su anno la crescita è stata di 8,4%, a fronte di attese per una flessione di 3,6% In ultimo, le autorità cinesi hanno allentato ufficialmente le posizioni nei confronti del margin trading, la pratica di usare il denaro preso in prestito per acquistare azioni. Nelle scorse ore una società che fa capo al governo, China Securities Finance Corp., ha pubblicato i nuovi tassi di interesse su una serie di prestiti che dà alle società di intermediazione. L'istituto di credito, che ha il compito di fornire fondi a queste società in modo che possano prestare denaro agli investitori per l'acquisto di azioni, ha abbassato il tasso sui prestiti a 182 giorni al 3% dal 4,8% precedente. Si tratta di un notevole sostegno al mercato azionario. Questa pratica si è rivelata tuttavia molto pericolosa in passato, perché è stato lo scoppio della bolla sul margin trading a far crollare Shanghai la scorsa estate dopo il picco di giugno. Il volume dei prestiti era salito a oltre 2 miliardi di yuan. Con l’effetto che l'indice Shanghai Composite rimane ora sotto del 43% rispetto al picco nel mese di giugno, mentre nel frattempo l'importo totale dei prestiti è sceso a 847,4 miliardi di yuan (alla data di venerdì scorso), secondo il database Wind Info.Sul mercato obbligazionario, quelle che seguono sono le curve dei rendimenti di USA, Germania e Giappone.
Stati UnitiGermania
Giappone Agenda dei principali indicatori macro della settimana Fonte dei dati: Finanza.com. Bloomberg, Reuters, Investing, Jp Morgan, Milano Finanza ind Info.