Ci sono sempre mille cose da fare.
Al lavoro, a casa.Gli amici.
Fare e disfare, è tutto un lavorare.
Corri, corri.
E trovi anche il tempo di fare le melanzane grigliate sott’olio.
E la marmellata di mele alla cannella.
Per dire, eh.
Ma fermarsi a pensare è deleterio.
Ho trentacinque anni.
35.
T-R-E-N-T-A.
C-I-N-Q-U-E.
In tutta sincerità, a venti credevo ci sarei arrivata diversamente.
Con altre sicurezze. Soprattutto economiche.
O di carriera.
Ma anche genitoriale.
Mi vedevo come un avvocato rampante in carriera. O una scrittrice di successo contesa da tutti gli editori, anche.
E con una schiera di pargoli.
Vabbè, facciamo un paio, sennò poi si esagera.
Ma il mondo gira diversamente e la vita è sempre una lotta.
Blabla blabla.
Bla bla bla bla.
E’ che poi ti ritrovi a dover lottare davvero.
Per te, per i tuoi cari. A dover fare delle scelte, cercare di imboccare le strade giuste ai vari bivi che la vita ti impone. Proprio a me, che mi perdo anche col navigatore. Che poi io tendo sempre ad imboccare la strada sbagliata, non sono affidabile e come minimo inciampo.
No. Eppure sì, tocca a me.
E mi viene la malinconia del tempo che fu, quando non ero altro che una ragazzina preoccupata dal non saper mettere l’eye-liner e dal fatto che il più figo della classe nemmeno sapeva la mia esistenza.
Drammi grossi, concordo.
Almeno, allora mi sembravano così.
Ma forse no.
Non si può tornare indietro, vero?