Pellicola lineare e minimalista, Gloria ostenta un intenso e sincero ritratto femminile e una brillante caratterizzazione del personaggio femminile, interpretata da Paulina Garcia.
Durante un party, Gloria (donna divorziata e con figli, ma indipendente) incontra Rodolfo. Ne nasce un sentimento sincero, ma Rodolfo, recentemente separato, ha sviluppato un’eccessiva dipendenza nei confronti della ex-moglie e delle figlie.
58 anni e non sentirli. Oppure sentirli, ma non ammetterlo a se stessa. Questa è Gloria, un personaggio femminile scritto con intensa sincerità e professionalità dal regista cileno Lelio, che ha permesso a Paulina Garcia di vincere il premio come miglior attrice a Berlino 63. Un film che racconta uno stralcio di esistenza, che è drammatico, ironico e struggente, ma che non appassiona fino in fondo a causa di un contorno (interpretativo) esile e appiattito dalla bravura di Paulina Garcia.
Gloria è un dramma sull’amore e sullo scorrere del tempo, su una giovinezza che non c’è più e sulla consapevolezza; un film che rischia di scivolare nel ridicolo, ma che invece si risolleva dall’orlo del baratro grazie a una scrittura minimalista, che alterna drammaticità e umorismo, e allo stile del regista, che pesa le emozioni e le rughe, grazie a una macchina da presa opprimente, empatica e sghemba. Difatti il grosso pregio di Lelio è quello di farci entrare nella vita di Gloria (fatta di party notturni, alcool e fugaci approcci), di renderla credibile e profondamente figlia dei nostri tempi, nei quali la giovinezza deve durare per sempre e la vecchiaia è solo un lontanissimo status esistenziale.
Lelio descrive un’umanità in cerca di riscatto e che ruota attorno a Gloria, che diviene l’ideale specchio di un’età che, alla ricerca dell’ultimo anelito di felicità, può scontrarsi con passioni e delusioni “fuori tempo massimo”. E il regista, con composta e profonda indagine morale, evita il rischio di addolcimento drammatico dell’ordinario, aggrappandosi all’attrice in modo universale. E Paulina Garcia gli restituisce un’interpretazione brillante composta da espressioni, gesti e movimenti verosimili e mai costruiti a tavolino. Da Orso d’oro.
Uscita al cinema: 10 ottobre 2013
Voto: ***1/2