3 AGOSTO - Ci sta bene l’inno dell’Aida , Gloria all’Egitto e a Iside, che il sacro suol protegge Al Re che il Delta regge, inni festosi alziam! Gloria! Gloria! Gloria! Gloria al Re! Gloria gloria gloria! Inni alziam, inni alziam! Infatti la battaglia del Popolo Egiziano è per una Patria aperta, tollerante seppur legata alla tradizione, come, del resto, sempre è stata la sua storia. Per questo lottano gli egiziani, per una battaglia di laicità che, in fondo, è anche la nostra. L’Islam politico, i Fratelli Musulmani e le sfide della modernità, il ruolo delle donne nella società, in nome di un progetto di società futura laica. In un tempo record, il 29 novembre del 2012, l’Assemblea costituente egiziana dominata dagli islamisti approva l’art. 2 della bozza della nuova costituzione. La sharia sarà la fonte principale del diritto. Alla seduta erano presenti solo 85 membri su 100. Assenti la maggior parte dei delegati dei partiti democratici e i rappresentanti della Chiesa copta ortodossa e cattolica. I vertici dell’Assemblea hanno rimpiazzato solo 11 dei 30 seggi destinati ai partiti laici. Nelle scorse settimane essi avevano boicottato l’assemblea accusata di non rappresentare in modo equilibrato la società egiziana. Nei prossimi giorni i delegati voteranno i restanti 232 articoli del nuovo testo. Fonti di AsiaNews, spiegano che nel nuovo art. 2 i principi sono stati sostituiti dai detti coranici. In questo modo l’Egitto si allontana da una visione più moderna del diritto avvicinandosi a quella di molte monarchie del Golfo, ad esempio l’Arabia Saudita. “Se la Costituzione passerà il referendum in programma nei prossimi mesi – affermano le fonti – un uomo adulto potrà sposare una bambina di 6 anni, oppure avere più mogli. Alle donne verrà imposto il velo. I cristiani rischiano di non poter professare la loro fede liberamente”. “La dichiarazione dell’Onu per i diritti delle donne è una clamorosa violazione della Sharia”. Così i Fratelli Musulmani egiziani hanno definito la carta presentata la scorsa settimana alla 57° sezione della Commissione sulla condizione femminile, funzionale al Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite e istituita nel 1946.
Secondo la Fratellanza un codice internazionale per combattere la violenza sulle donne porterebbe alla disintegrazione della società. Al Arabiya cita una dichiarazione apparsa sul sito officiale dell’organizzazione: “Questa dichiarazione, se ratificata, porterebbe a una totale disintegrazione della società e sarebbe senza dubbio il passo finale verso un’invasione intellettuale e culturale dei paesi musulmani, eliminandone la specificità morale che aiuta a preservare la coesione all’interno delle società islamiche”. Secondo la Fratellanza infatti tale dichiarazione contraddice i principi dell’Islam e ha l’obiettivo di distruggere la famiglia. Sono diversi i principi non graditi, come quello sulla libertà sessuale della donna, il diritto di sposare uomini non-musulmani, il diritto di denunciare e portare i propri mariti in tribunale per stupro, la libertà di usare contraccettivi, il diritto di lavorare e viaggiare liberamente e la parità di diritti per omosessuali e lesbiche.
Soad Shalaby, portavoce del Consiglio Nazionale Egiziano delle Donne, si chiede come sia “possibile che questa dichiarazione porti alla disintegrazione della società? Al contrario conduce verso un’integrazione della donna nel tessuto sociale”. La Shalaby ha inoltre aggiunto che le dichiarazioni della Fratellanza sono legate a una errata interpretazione dell’Islam, religione che mai incoraggia la violenza sulle donne ma che, al contrario, da loro i diritti. La Fratellanza ha però chiesto ai leader dei paesi islamici e ai loro rappresentanti all’Onu di condannare e rifiutare tale dichiarazione. Un segnale preoccupante che porta a delle riflessioni; in primis se maggiori diritti per le donne e per gli omosessuali comportano la disintegrazione di una società, come dichiarato dalla Fratellanza, allora forse è il caso che tale società riveda drasticamente i propri principi coesivi in quanto la privazione dei diritti non può in alcun modo fungere da base per una presunta coesione sociale. Il termine “specificità morale” presente nella dichiarazione risulta discutibile visto che, come affermò il grande sufi prof. Gabriele Mandel, , “la morale è spesso basata su preconcetti, plastica e soprattutto ipocrita; sulla base dei preconcetti la morale ha troppe volte acceso roghi e innalzato patiboli”.
Carlo Rossi
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