Siamo sempre più social e non mi riferisco ai classici Twitter, Facebook, Instagram. La voglia di frequentare ambienti virtuali sempre più di nicchia, dove incontrare chi ha i nostri stessi interessi, sta contagiando un po’ tutti. Il mondo del food non poteva esserne esente, è un fiorire di community, pagine sociali, aggregatori di siti e blog. Ricette in Musica è presente in alcuni di essi ed è grazie alla curiosità di scoprire nuove iniziative che sono venuto a conoscenza di Gnammo.
Gnammo, il primo Social Eating italiano
Non è uno spazio per addetti ai lavori, ma un luogo aperto a tutti gli appassionati di cucina e con la forte propensione a stare in compagnia, anche di estranei.
L’iscrizione è gratuita e una volta effettuato l’accesso al sito si diventa Gnammer. A seconda del tipo di attività che intraprenderemo potremo diventare Cook di Gnammo (ovviamente chi si mette ai fornelli) e Ospiti (lo gnammer che mangia). Le interazioni tra utenti avvengono mediante eventi creati dai Cook che metteranno a disposizione la propria abitazione. Già, la particolarità del Social Eating sta proprio nel passare qualche ora tra le mura domestiche con dei perfetti sconosciuti.
Eventi. Come crearli e come partecipare.
Nell’apposita area il Cook dovrà inserire una descrizione che attiri e incuriosisca gli gnammer, compilare i campi informativi richiesti che saranno visibili solo agli utenti scelti per partecipare all’evento. Lo Gnammer Ospite potrà consultare il sito alla ricerca dell’evento più goloso, più vicino al suo quartiere o presente in una città che visiterà per lavoro o turismo. A questo punto non dovrà far altro che inviare una richiesta di partecipazione e aspettare che venga accolta dal padrone di casa. Su ogni profilo utente sono presenti foto e informazioni per dare un’idea su chi ci farà compagnia a pranzo o cena.
Sia l’organizzazione che la partecipazione sono condizionate da una serie di regole (illustrate in modo chiaro ed esaustivo nelle F.A.Q. del sito) che prevedono anche il rilascio di un feedback al fine di indirizzare gli utenti alla scelta del desco e dei commensali più vicini alle proprie esigenze.
Mai pensato di cucinare per degli estranei?
Ho sempre approfittato di parenti e amici per far conoscere i mie esperimenti culinari o far assaggiare i patti che mi riescono meglio, ma soprattutto per passare una serata in compagnia mangiando e bevendo buon vino. Non mi sognerei mai di andar oltre l’aspetto conviviale di organizzare una cena, ma ammetto che l’idea di guadagnare qualcosa mi alletta. Qualcuno me l’ha suggerito (la mia marmellata di peperoncino e la composta di cipolle rosse hanno avuto un successone), ma le problematiche organizzative e fiscali che questa avventura comporta sono un freno a mano ben tirato.
La scoperta di Gnammo è stata illuminante da questo punto di vista, ma non solo. Un supporto valido e serio se interessati a guadagnare cucinando, ma è soprattutto un’interessante alternativa per conoscere persone nuove. Il bello del Social Eating è saper unire virtuale e reale nel modo più semplice che ci sia: stare a tavola. Per qualche ora si annullano le differenze culturali, lavorative e sociali. Si chiacchiera, ci si confronta sul comune interesse che è il cibo e con un po’ di fortuna si diventa anche amici. Questo vale per chi organizza e per chi partecipa perché alla fine, al di là dell’aspetto economico (solitamente mai così oneroso da creare una separazione tra anfitrione e avventore), si finisce per passare la serata in allegria.
Ammetto di aver storto il naso la prima volta che ne ho sentito parlare, l’idea di far entrare in casa degli estranei non mi entusiasmava, figuriamoci cucinare per loro visto che non sono un cuoco e non ho nemmeno esperienza in tal senso. Un piccolo pregiudizio che, come al solito, nasce dalla scarsa conoscenza ed è bastato leggere in maniera approfondita feedback e pareri lasciati sul sito, fare qualche ricerca su Google per capire che l’organizzazione degli eventi o la partecipazione agli stessi è meno impegnativa e stressante del previsto. L’aspetto gioioso e conviviale traspare in molte recensioni e questo mi ha portato a prendere in esame, quando ci saranno le condizioni adatte (a cominciare dal tempo a disposizione), di diventare parte attiva del primo social eating italiano.
Ho deciso di “portarmi avanti con il lavoro” ideando un ipotetico menù da proporre. Senza alcun dubbio la componente principale sarà la mia terra, la Calabria, quindi ‘nduja, soppressate e salsicce come se piovesse, ma non solo.
Partirei con un antipasto calabrese con salumi, formaggi tipici, pomodori secchi e involtini di melanzane. A seguire gnocchi ‘nduja e gorgonzola o in alternativa una buona pasta e ceci con la fileja (una nostra tipica pasta fatta in casa). Per il secondo mi orienterei per una portata più semplice, ma non meno gustosa, come la costata di maiale in crosta. Il tutto annaffiato da vino rosso calabrese e ovviamente con un Vecchio Amaro del Capo per chiudere in bellezza.