Mentre la decisione sul percorso finale del gasdotto Nabucco West si fa ancora attendere, Gazprom continua a macinare avanzamenti positivi per il gasdotto Southstream. Nei giorni scorsi ha verificato e deciso, congiuntamente con il partner Srbijagas, il percorso dettagliato del nuovo gasdotto in territorio serbo in modo da passare rapidamente alla fase costruttiva della tratta. Considerati gli accordi già raggiunti con Bulgaria, Ungheria e Slovenia si può dire dunque che la strada per raggiungere e servire di gas russo l’Europa, by-passando l’Ucraina e la Polonia sia da nord che da sud, è ormai “in discesa”. Questi accordi prevedono infatti anche contratti di transito/fornitura a lungo termine in cui la formula di prezzo è stato fissata con reciproco vantaggio. Da notare invece l’abbandono da parte russa della rotta croata come alternativa a quella ungherese. Del resto la Croazia aveva più volta manifestato il suo timore per un’eccessiva dipendenza dal gas russo, proponendo alla UE un sontuoso progetto per una centrale di rigassificazione di GNL nell’Adriatico, coinvolgendo il Qatar come fornitore e co-finanziatore. La Croazia si accontenterà pertanto di una diramazione dal Southstream dimensionata per la sua sicurezza interna. Rimane dunque finora il netto vantaggio del Southstream rispetto al Nabucco che deve ancora decidere se il percorso dalla Turchia all’Europa sarà a nord con entrata in Austria, oppure a sud con entrata in Italia. Ma soprattutto il Consorzio promotore del Nabucco deve ancora intavolare le discussioni sul prezzo di cessione del gas azero, muovendosi tra clienti – tutti europei – che hanno oggettivamente un minore interesse ad impegnarsi a lungo termine rispetto al passato, se non a prezzi stracciati. Anche perché Gazprom si è nel frattempo mossa in modo strategico, praticando sconti significativi a tutti i suoi partner principali in Europa, pur di mantenere le sue quote di mercato a medio termine.
Nessuna notizia invece sul delicato fronte della cessione/privatizzazione della rete gas greca. L’offerta di Gazprom resta in campo e resta la favorita, ma sono fortissime le pressioni di UE e USA sulla Grecia per non cedere neanche davanti ad un’offerta “che non si può rifiutare”, essendo per loro prioritario non estendere l’area di influenza russa. Non sfugge ad alcuno dei contendenti che le propaggini più a sud del territorio greco si trovano a qualche centinaio di kilometri dalla costa egiziana e libica (terminali ad Alessandria e Bengazi). La prospettiva di una saldatura fra le riserve di gas russe e quelle nord-africane sarebbe un colpo grave per gli euro-atlantisti, per evitare la quale si può certo correre il rischio del caos indotto da “primavere arabe” fomentate da gruppi islamisti ben organizzati per questo genere di servizi. La crescente intensità di attentati agli impianti algerini e la puntualità in questo contesto della vicenda SAIPEM-tangenti algerine-Scaroni è puramente indicativa degli avvertimenti che possono essere messi in campo per far capire il valore della posta in gioco. Ma questo fa solo guadagnare del tempo. Agli euro-atlantisti occorre anche una strategia di lungo respiro. Cui potrebbe essere d’aiuto un accordo di libero scambio euro-atlantico: “È un passo storico a Bruxelles.Nascosto nelle pieghe della bozza finale del summit Ue sul bilancio c’è una sorpresa commerciale: i leader europei hanno concordato di sostenere l’avvio del negoziato commerciale bilaterale tra Ue e Stati Uniti per un’area transatlantica di libero scambio.”
Con l’interessante corollario che ci spiega il senatore John Barrasso del Wyoming: gli USA mancano di infrastrutture di esportazione del gas di scisto, che ovviamente verrebbero molto più rapidamente messe in campo qualora il mercato si allargasse alle nazioni che si affacciano sull’Atlantico e sul Pacifico. Ma per evitare inutili pastoie burocratiche sarebbe opportuno che queste nazioni stipulassero accordi di libero scambio; nell’attesa e con una leggina apposita, per le nazioni NATO e per il Giappone, basterebbe che i segretari USA degli esteri e della difesa dessero il loro assenso, trattandosi del “massimo interesse alla sicurezza degli Stati Uniti”. Il nostro sottosegretario all’estero Marta Massù, evidentemente ben informata, si è portata avanti nel fare i compiti a casa e la nostra SNAM, staccata recentemente da mamma ENI e resa finalmente “adulta”, dopo essersi assicurata una partecipazione nel gasdotto che collega l’Inghilterra, si sta proponendo con successo per accaparrarsi e gestire la rete di gasdotti della Francia meridionale, collegata direttamente ai numerosi – ed in esubero – rigassificatori spagnoli affacciati sull’Atlantico e affamati di clienti, data la crisi spagnola.
L’Estonia a nord e la Grecia a sud costituiscono in questa fase due fronti indiretti di confronto fra USA e Russia riguardo la loro reciproca capacità di alimentare l’Europa, del gas che le necessita (per gli USA in realtà ancora tutta da dimostrare.). Un confronto, è utile ripetere, non limitato agli introiti economici ma che riguarda le più strategiche sfere di influenza. Anche la crisi delle banche cipriote (paradiso fiscale per gli oligarchi russi) si intreccia con le importanti riserve di gas al largo dell’isola greco-turca confinanti a loro volta con analoghe enormi riserve in acque israeliane.
In tutti questi casi la Germania si trova ad essere oggettivamente coinvolta come possibile arbitro (oppure vaso di coccio, dipende dal punto di vista) della contesa: per questo sarà interessante continuare a seguire queste vicende, solo apparentemente periferiche.