Gnossiennes VI: l’impresario d’opera a Venezia

Creato il 09 dicembre 2013 da Arscreativo

Gnossiennes VI: l’impresario d’opera a Venezia ARSENALE CREATIVO

Nel momento del suo massimo splendore economico, culturale ed artistico tra Cinque e Seicento, Venezia impresse il segno deciso della sua egemonia anche sulla storia della musica, dando un contributo sostanziale alla definizione del periodo barocco. Le condizioni di mercato più libere e fruttuose che la caratterizzavano consentirono la diffusione della stampa musicale e la resero centro internazionale dell’editoria di settore; la ricchezza e il benessere aumentarono considerevolmente la domanda di musica da parte dei veneziani, col conseguente fluire dei migliori musicisti da tutta Europa; l’indipendenza politica consentì al Patriarcato di sfuggire all’austerità della Controriforma e sviluppare lo stile eclettico e sfarzoso della cosiddetta “scuola veneziana” (che deve molto alla peculiare struttura architettonica di San Marco: i compositori aggirarono il problema della lontananza tra le due cantorie della basilica sviluppando un particolare stile “a cori spezzati”, ricco di grandiosi effetti stereofonici).

A Venezia sono legate figure come Claudio Monteverdi, Antonio Vivaldi, Benedetto Marcello (a cui è intitolato il Conservatorio della città), Tommaso Albinoni. Più di recente Venezia è tornata al centro del panorama internazionale con l’impegno musicale, oltreché politico, di Luigi Nono. Ma oltre ad aver forgiato queste personalità di prestigio, la città ha anche il merito di aver creato la figura professionale che ha dato origine all’industria musicale moderna: l’impresario.

Nel 1637 a Venezia ha inizio la storia del prodotto musicale italiano più famoso al mondo, l’opera, con l’apertura del primo teatro d’opera pubblico, quello di San Cassiano. Nel giro di pochi anni ne apriranno altri cinque – tutti edifici di legno piuttosto piccoli, già in uso per commedie, di proprietà dei patrizi veneziani (dai Tron ai Giustinian) che li acquistano e adattano per l’attività operistica dandoli poi in gestione a terzi, richiedendo in cambio una partecipazione agli utili derivanti dalla loro gestione. Con la figura dell’impresario la musica esce dagli ambienti di corte e si sviluppa un vero e proprio modello di business, che richiede una struttura organizzativa ed economica, una forte costanza e regolarità delle produzioni, il rinnovamento continuo del repertorio e un’attenzione particolare alle mosse della concorrenza e ancor più ai gusti del pubblico, che appartiene comunque alle classi dominanti: nobiltà, alta borghesia, turisti facoltosi venuti a soggiornare a Venezia per il Carnevale, qualche gondoliere delle famiglie altolocate. I libretti più popolari inscenavano le gesta eroiche dei condottieri antichi (la propaganda di Stato vedeva la Serenissima come erede naturale della repubblica romana), mischiandole a vicende romanzesche e scenari favolosi che permettessero l’impiego di effetti scenici sempre più strabilianti, di grande presa sul pubblico.

L’impresa musicale (che si fece itinerante e presto da Venezia si diffuse anche all’estero) si sorreggeva sull’equilibrio strettissimo tra un rigido controllo dei costi e il miglioramento costante della qualità artistica degli spettacoli. Compositori, strumentisti, cantanti, scenografi e costumisti erano pagati su base contrattuale; il costo maggiore (fino alla metà del budget) era dovuto ai cantanti solisti che, alla stregua dei divi di Hollywood, esercitavano un forte richiamo sul pubblico. Il librettista era spesso un patrizio cointeressato alla gestione del teatro: guadagnava dalla sua percentuale degli utili e dai diritti sulla vendita del libretto. In questa prima fase del teatro d’opera il compositore ha ancora un ruolo di secondo piano: è il librettista ad essere considerato il vero autore dell’opera, e anzi al compositore non spettava nessun diritto sulle musiche, che venivano cedute all’impresario. Non è giunto il momento, quindi, dell’emancipazione economica del compositore, che è ancora costretto al servizio presso un principe, una cappella ecclesiastica o alla protezione di un mecenate per esercitare il suo mestiere: occorrerà aspettare fino a Mozart per veder nascere la figura del compositore “libero professionista”.

Nonostante questi iniziali squilibri negli intricati rapporti di potere che lo regolano, il modello impresariale veneziano ha lo storico merito di aver fatto nascere l’imprenditoria musicale – a ben vedere, secoli dopo, su quell’impronta sono ancora plasmati il mondo dei musical, dei tour e delle tournée teatrali.

Gnossiennes VI: l’impresario d’opera a Venezia ARSENALE CREATIVO


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :