Si tratta infatti di un tè fermentato due volte che viene prodotto solo nella cittadina di Otoyo-c’ho, nella prefettura di Kochi, nel sud-ovest del Giappone.
Qui si produce Go-ishi-cha da più di 400 anni ma si pensa che il luogo d’origine di questo tè sia la provincia dello Yunnan in Cina, territorio del puer.
Durante il periodo Edo o Tokugawa (1603 – 1867) questo prodotto era molto conosciuto ma con il tempo le cose sono cambiate e nel 1975 solo un produttore portava avanti questa tradizione.
Non avevo mai sentito parlare di questo tè ma neanche la gentile traduttrice giapponese che ho incontrato al padiglione e che mi ha presentato il prodotto mi ha detto che non lo conosceva prima.
Eppure è arrivato fino a Milano e a Expo anche perché il Go-ishi-cha sta tornando alla ribalta in Giappone e oggi i suoi produttori sono arrivati a sette, riuniti nella Otoyo-cho Go-ishi-cha Cooperative.
La coltivazione viene fatta senza prodotti chimici e dalle foglie si arriva al particolare tè in questo modo:
- Raccolta del tè
- Cottura a vapore (tipica dei tè giapponesi)
- Prima fermentazione
- Seconda fermentazione (fermentazione lattica)
- Taglio in pezzetti di colore scuro. Assomigliano ai sassolini usati nel gioco asiatico del “Go” (o “Igo”) e da qui deriva il nome Go-ishi-cha
- Asciugatura al sole
Potete vedere le varie fasi in questo video giapponese:
Al palato questo tè si presenta acido, con una punta di amaro soprattutto nel finale e poca astringenza. Secondo i produttori il sapore assomiglia a quello del vino rosso.
Io ho assaggiato la variante “ready-to-drink” fredda e sicuramente è un prodotto completamente diverso dai tè che ho sentito finora… cresce la mia voglia di volare verso il Giappone… :-)