Il goal, istante unico e irripetibile in cui il calcio celebra il significato ultimo della propria liturgia. I giocatori si stringono intorno al realizzatore in un abbraccio che scioglie la tensione, condividendo gesti di esultanza liberatoria. La folla assiepata sugli spalti, spesso sconvolta dagli eccessi di una insana passionalità, qui può godere di una gioia pura, appagante. Nessuno resta solo: non il portiere all’altro capo del terreno di gioco e neppure quello battuto, confortato da un compagno. Il goal, culmine e sintesi dell’evento sportivo, dissolve per un attimo il business, le chiacchiere, il sottobosco mediatico, tutto il cupo baraccone montato abusivamente dietro l’arena calcistica.
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla - unita ebrezza - per trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch’io son parte.
(Umberto Saba)
Magazine Cultura
Il goal, istante unico e irripetibile in cui il calcio celebra il significato ultimo della propria liturgia. I giocatori si stringono intorno al realizzatore in un abbraccio che scioglie la tensione, condividendo gesti di esultanza liberatoria. La folla assiepata sugli spalti, spesso sconvolta dagli eccessi di una insana passionalità, qui può godere di una gioia pura, appagante. Nessuno resta solo: non il portiere all’altro capo del terreno di gioco e neppure quello battuto, confortato da un compagno. Il goal, culmine e sintesi dell’evento sportivo, dissolve per un attimo il business, le chiacchiere, il sottobosco mediatico, tutto il cupo baraccone montato abusivamente dietro l’arena calcistica.
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla - unita ebrezza - per trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
- l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
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