Oggi lasciatemi solo dire che certa gente dovrebbe pagare il doppio se non il triplo per viaggiare sui mezzi pubblici con tutto lo spazio che ingombra, e non mi riferisco alla mole fisica bensì al bagaglio appresso che certa gente indossa con nonchalance sulle spalle pensando che sia naturale occupare il doppio se non il triplo della cubatura a cui si ha diritto con zaini che, a vederli chiusi e da fuori, uno si chiede cosa ci possa essere dentro. E una volta pensavo fosse una prerogativa degli Invicta ripieni sulle curve spalle degli studenti, quelli che almeno ti divertivi a leggere le dediche scritte sopra, che poi che senso abbia fare avanti e indietro con tutto il necessaire per la scuola tutti ma proprio tutti i santi giorni, che nemmeno Eta Beta ci riuscirebbe. Ma anche gli adulti, la certa gente di cui sopra, amano portare con sé utile e superfluo in zaini di discutibile fattura e facili da essere piantati nelle sterno altrui durante i momenti di maggior calca. Che poi a uno viene la voglia di aprire le cerniere così a portata di mano anche solo per curiosità, solo per vedere cosa può essere contenuto in tale estrusione perché è facile stilare il valore complessivo di un pc portatile di vecchia concezione, altrimenti non si giustificherebbe tutto quello spessore, l’ombrello portatile di quelli che al primo colpo di vento abbandoni al primo cestino apposito, magari un contenitore di plastica con gli avanzi della cena della sera prima, un best seller scandinavo di mille pagine con la copertina rigorosamente cartonata, il completo per andare in palestra dopo l’ufficio composto da salvietta, scarpette, maglietta, pantaloncini e calzini, e copie varie di quotidiani free press a colmare gli interstizi. Un mix promiscuo e letale che a pensarci solo fa rabbrividire, calzature in gomma con cibo, inchiostro fresco di stampa con indumenti sportivi. Ma questo non è affar mio, io vittima cerco solo di sopravvivere sia al soffocamento che al fastidio di non poter sfruttare al meglio, da un punto di vista logistico, lo spazio a disposizione, così mi guardo intorno cercando un bambino dell’altezza giusta che possa infilarsi li sotto allo zaino, tra me e il suo possessore, e dare almeno un senso di completezza a una giornata grigia e un buon punteggio a questo Tetris umano itinerante, un placebo di realizzazione e di vittoria quando intorno c’è solo sconfitta e scarso rispetto del prossimo. Tutta colpa di certa gente, tsk.
Magazine Diario personale
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