Magazine Cinema

Godzilla

Creato il 23 maggio 2014 da Af68 @AntonioFalcone1
Gojira (1954)

Gojira (1954)

Godzilla (Gojira nell’originale giapponese, melange linguistico fra i termini “gorira”, gorilla, e “kujira”, balena) nasce nel 1954 come protagonista del film omonimo, voluto dalla casa di produzione nipponica Toho sulla scia del successo riscontrato un anno prima dalla pellicola statunitense Il risveglio del dinosauro (The Beast from 20,000 Fathoms, Eugène Lourié, effetti speciali di Ray Harryhausen, al suo esordio). Con la regia di Ishirô Honda, anche sceneggiatore insieme a Takeo Murata, un attore (Haruo Nakajima) ad interpretare il “mostro”, indossando un costume di latex, prendeva vita sul grande schermo il capostipite dei Kaiju eiga, spaventose creature provenienti dall’ignoto, simbolo degli errori umani più abietti e devastanti, ridestate in tal caso dalle radiazioni atomiche e quindi concreta espressione, a nove anni dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, dell’urlo di dolore proprio di un paese le cui laceranti ferite non si erano ancora del tutto rimarginate, destinate a lasciare cicatrici profonde nell’animo della nazione.

La locandina-omaggio giapponese (movieplayer)

La locandina-omaggio giapponese (movieplayer)

Trascorsi sessant’anni dall’esordio, Gojira, ormai fenomeno di costume non più solo nipponico, oggetto di uno svariato merchandising, coccolato da mamma Toho con tutta una serie di sequel (il rettile nel ’62 ha affrontato anche King Kong, sempre per la regia di Honda), si meritava certo un rispolvero in grande stile, idoneo a rinverdire una comunque inossidabile aura di icona pop, ben salda nell’immaginario collettivo, che neanche un remake fracassone (“le dimensioni contano”) ad opera di Roland Emmerich nel ‘98 è riuscito a scalfire. Anzi al riguardo è da ricordare come in Gojira Final Wars (2004, Ryūhei Kitamura), la citata Toho avesse già provveduto a fare giustizia, classificando la creatura del regista tedesco come un mostro a parte (Zilla) e facendolo soccombere in un rapido combattimento con l’originale. Ora invece il Godzilla diretto da Gareth Edwards, (al suo secondo film dopo Monsters, valido e riuscito horror sci-fi), su sceneggiatura di Max Borenstein, riparte da zero, reimpostando con una certa efficacia la valenza metaforica propria della pellicola originaria, supportata da un impianto narrativo, e visivo, estremamente classico.

Bryan  Cranston (movieplayer)

Bryan Cranston (movieplayer)

D’altronde nel corso di questi anni, come ci ricordano le immagini che scorrono sui titoli di testa relative ai vari test nucleari succedutisi nel Pacifico, in guisa di prologo dall’efficace impronta documentaristica, l’atteggiamento dell’uomo, il suo confondere il libero arbitrio con un diritto di possesso e conquista, non è certo mutato, esprimendo un’ “arroganza volta a pensare di avere la natura sotto il proprio controllo, mentre è tutto il contrario”, riprendendo le parole pronunciate nel film dal Dr. Ishiro Serizawa (Ken Watanabe). La classicità di cui sopra, espressa anche attraverso un rispetto filologico dal sapore quasi sacrale, prevede una costruzione complessiva, in particolare relativamente al succedersi temporale, lontana anni luce dai recenti blockbuster, concentrati, per lo più esclusivamente, sulle scene d’azione, coadiuvati da tutta una serie di effetti da ottovolante sempre in corsa.
Ciò che invece preme ad Edwards, come già nel citato film d’esordio, è rendere lo spettatore parte integrante di quanto sta avvenendo sullo schermo, calarlo in una dimensione reale mantenendo la costante della confluenza immaginifica.

Aaron  Taylor-Johnson (movieplayer)

Aaron Taylor-Johnson (movieplayer)

Ecco quindi la scelta di porre in primo piano il “racconto umano”, sin dai sopra descritti antefatti, con tutte le conseguenze che ne sono derivate, visualizzando poi, siamo nel 1999, una famiglia come tante, americana ma residente in Giappone, a Janjira, che verrà sconvolta da un tragico avvenimento: papà Joe (Bryan Cranston), mamma Sandra (Juliette Binoche) e il loro figlioletto Ford. Marito e moglie lavorano infatti come tecnici supervisori della locale centrale nucleare, la quale, in seguito ad un violento terremoto, crollerà al suolo, causando, sotto lo sguardo impotente di Joe, la morte di Sandra. Quindici anni dopo, a San Francisco, ritroviamo Ford (Aaron Taylor-Johnson), ora ufficiale ed artificiere dei Navy Seals, sposato con Elle (Elizabeth Olsen) e papà di un bambino. I ricordi di quei terribili giorni, mai del tutto scomparsi, si faranno sempre più vividi quando dovrà recarsi proprio a Janjra, dove il padre è stato arrestato per aver violato la zona sottoposta a quarantena dopo il suddetto disastro, alla ricerca di prove idonee a dimostrare una macchinazione governativa a livello internazionale …

Elizabeth Olsen

Elizabeth Olsen

La sottintesa traccia della cospirazione politica, la stolidità dei vari apparati di potere congiunta con l’impotenza della scienza, il dolore apportato da una irrisolta conflittualità nel rapporto padre-figlio e la sua elaborazione, rappresentano quindi le vicende umane funzionali a far sì che possa crearsi una suggestiva ed avvolgente atmosfera di tensione, dove il pathos è reso palpabile non tanto dalle interpretazioni attoriali, al minimo funzionale di espressività ( a parte forse Cranston e Binoche, per quel poco che quest’ultima appare in scena), bensì dall’abilità registica nel disseminare gradualmente vari indizi, ben supportata dalla fotografia di Seamus McGarvey, ora vivida ora plumbea, e dall’intenso commento sonoro, anche se a volte discontinuo, di Alexandre Desplat. Gojira fa la sua apparizione dopo un’ora buona di proiezione, facendo intuire comunque la sua presenza pur lasciando il campo ai due M.U.T.O. (Massive Unidentified Terrestrial Organism), sorta di gigantesche e mostruose blatte cresciute a suon di radiazioni atomiche e apportatrici di morte e distruzione.

Godzilla (movieplayer)

Godzilla (movieplayer)

Contro i due scarafoni il nostro ingaggerà un’epica lotta finale a San Francisco, ergendosi in tutta la sua possanza di biblico Leviatano emerso dalla profondità degli abissi (un po’ come Lo squalo di Spielberg, omaggiato in più di una sequenza e anche nel nome della famiglia protagonista, Brody), di cui Edwards offre attente inquadrature e anche qualche visione in soggettiva, quando il sauro osserva la discesa dei soldati in paracadute, una delle scene più belle, commentata musicalmente da Desplat ricorrendo al Requiem for Soprano, Mezzo Soprano, Two Mixed Choirs and Orchestra (György Ligeti, da 2001 Odissea nello Spazio, Stanley Kubrick, 1968), e ne coreografa i combattimenti rispettandone le movenze originarie, compresi i possenti e risolutivi colpi di coda, senza dimenticare i ritrovati “alito di fuoco” e il terribile ruggito, elaborazione elettronica dell’originale (creato all’epoca strofinando un guanto intriso di resina sulle corde di un contrabbasso), il quale viene esternato dal nostro non solo in battaglia, ma anche, ulteriore segnale di un’ ammonitrice supremazia, poco prima di far ritorno “a casa”.

godzilla-trailer-02
Un particolare “saluto” rivolto ad un’umanità ormai del tutto incapace di ristabilire l’ordine naturale delle cose, di correggere i propri errori, un’autoflagellazione conseguente all’inabilità di delineare una netta e concreta distinzione tra quanto è bene e quanto è male.
Ad avviso di chi scrive, un film da vedere, sicuramente con più di un’ingenuità a livello di sceneggiatura, in particolare riguardo l’approfondimento caratteriale dei personaggi principali, ma capace d’esprimere tutto il fascino proprio di un classico b-movie d’antan, valorizzando il cospicuo budget a disposizione in una resa visiva coinvolgente, d’atmosfera, idonea a dare adito ad una calibrata spettacolarità dal piacevole retrogusto spielberghiano (eccolo che ritorna) riunendo, in un solido tutt’uno, intrattenimento, meraviglia fanciullesca e non disprezzabili spunti di riflessione.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :