Gohatto è un film di Nagisa Oshima (1932). In Italia il titolo riprende quello francese ed inglese “Tabù – Gohatto”.
Basato su due storie di Ryotaro Shiba. Nel 2000 al Festival di Cannes è stato nominato per la Palma d’Oro, ma l’anno ha vinto Dancer in the Darkdel danese Lars von Trier.
“Gohatto” non è un comune film sui samurai e sulla loro vita, cerca di umanizzare e svelare i segreti di questi uomini leggendari. Segreti e paure.
Il film è ambientato nel 1865 e racconta del clan Shinsengumi. Voce narrante il grande regista attore Takeshi Kitano nella veste del tenente vice comandante Hijikata Toshiro. Attraverso i suoi pensieri, infatti, percorreremo la storia d’amore di due aspiranti samurai: Kano Sozaburo (interpretato Ryuhei Matsuda) e Hyozo Tashiro (interpretato da Tadanobu Asano).
Kano è giovanissimo e bellissimo, il suo viso ha stregato tutto il clan Shinsengumi; è figlio di un ricco mercante ma è voluto diventar samurai per poter uccidere. Persino il comandante Kondo Isami (interpretato da Yoichi Sai) ha un occhio di riguardo verso il promettente samurai.
Hyozo sin dal primo momento s’innamora del giovane e gli fauna corte serrata. I due diventano amanti, ma gli altri samurai non cessano di desiderare il corpo di Kano.
Hijikata è il personaggio chiave del film: colui che osserva e cerca di capire i comportamenti degli uomini che vede davanti a se. Le sue riflessioni sono confuse, lui stesso è confuso perché non capisce quanto un uomo possa amarne un altro ma sa che “un samurai può essere distrutto dall’amore per gli uomini”.
“Gohatto” è un film amaro, la fine tragica dei personaggi riecheggia nella caduta dell’albero fiorito della scena finale. Il combattimento dei samurai è elegante quanto un balletto settecentesco. Tutto è immobile e calmo, persino i rapporti sessuali.
La presenza delle numerose didascalie su sfondo neutro ha effetto comico e semi serio forse per non appesantire lo spettatore e coinvolgerlo ulteriormente.
Musiche di Ryuichi Sakamoto.
Written by Alessia Mocci