E il Pd non si è certo nascosto, come si sarebbe potuto credere e forse sperare, anzi ha accolto quasi con entusiasmo l’investitura mettendola in primo piano sul suo sito (qui). D’altronde Goldman è assai più acuta dei tanti commentatori o quanto meno non ha bisogno della loro pubblica ipocrisia e di certo non soffre di privata confusione, sa bene che la destra più affidabile e vicina alla finanza sta proprio nel Pd. E al di là degli eterni Fioroni, Letta e Ichinio, lo dimostra perfettamente il caso Renzi. Il ggiovane di Firenze è il punto di giunzione tra politica finanziaria, potentati nazionali e gerarchie cattoliche, una sorta di distillato di doroteismo aggiornato al linguaggio berlusconiano e televisivo. E anzi non sarebbe fantascienza immaginare che proprio Goldman si stia muovendo per allargare la base di finanziatori di Renzi, non solo per la campagna per le primarie che costerà 250 mila euro ( a far male i conti), ma per l’approdo alla presidenza del consiglio che, secondo gli stessi renzisti, potrà costare 4 milioni.
Una bella cifra, pure sottodimensionata, difficile da raccogliere anche dai generosi e pingui donatori locali, le aziende, le casse di risparmio e le marchese attempate: bisogna smuovere grandi interessi e certo attraverso l’amico di ferro Marco Carrai a sua volta amicissimo di Paolo Fresco (ex ad di Fiat, ex di Capitalia, ex General Electric), uno con le mani in pasta dappertutto, non sarà poi così difficile. Ad ogni buon conto al milanese Fresco, Renzi ha concesso il fiorino d’oro riservato ai fiorentini. Eh il nuovo che avanza.
Ma a parte questa surreale vicenda delle primarie che si svolge a suon di euro di cui del resto il giovanissimo presidente della provincia -parliamo sempre di Renzi – faceva un generoso uso personale, è del tutto evidente che se il Pd accetta questi sponsor è sulla via di essere risucchiato dall’interno come una lumachina di mare, senza nemmeno rendersi conto di accettare ufficialmente l’investitura di Goldmann, proprio nel momento in cui si delinea il tramonto del paradigma che ci ha portato a questo punto. Un paradosso che tra l’altro svela la poca consapevolezza che è la Grecia il punto di arrivo delle politiche che si stanno mettendo in atto. La Grecia dell’impoverimento e del dramma, ma anche quella della corruzione elevata a normalità. Siamo sulla buona strada dell’inferno.