McIlroy, nordirlandese di Holywood, ha firmato a 25 anni il terzo major in carriera, (dopo US Open 2011 e US PGA Championship 2012) per un palmares che comprende anche altre quattro vittorie nell’European Tour e tre nel PGA Tour. Con il titolo è salito dal settimo al secondo posto del World Ranking ed è divenuto il primo della sua terra ha imporsi in tre major, traguardo che ha raggiunto in 24 presente a questo tipo di gare.
Il nordirlandese è stato in testa sin dall’inizio, ma nel finale, affrontato con sei colpi di vantaggio, ha avuto vita dura per gli attacchi dello spagnolo Sergio Garcia e dello statunitense Rickie Fowler, entrambi secondi con 273 (-15), Al quarto posto con 275 (-13) il sempreverde Jim Furyk, al quinto con 276 (-12) gli australiani Adam Scott e Marc Leishman, al settimo, insieme a Edoardo Molinari, il sudafricano Charl Schwartzel, al nono con 278 (-10) il nordirlandese Graeme McDowell, l’irlandese Shane Lowry e il francese Victor Dubuisson, sempre più in crescita. e, alla pari con Manassero, Keegan Bradley e l’argentino Angel Cabrera.
Era sicuramente esagerato prendere per oro colato le parole di Tiger Woods alla vigilia, in cui aveva dichiarato la sua intenzione di vincere, però non ci si poteva attendere che terminasse quasi in coda, 69° con 294 (69 77 73 75, +6). Malinconico 75 (+3) a chiudere con tre birdie, quattro bogey e un doppio bogey sul percorso che l’aveva vinto dominare nel 2006 (270, -18).
Tiger non è stato il solo deluso, perché la lista è lunga, come sempre accade quando ci sono tanti campioni in campo tesi alla conquista del titolo. In prima fila Phil Mickelson, campione uscente, e l’inglese Justin Rose, 23.i con 283 (-5), quindi il sudafricano Louis Oosthuizen e Jordan Spieth, 36.i con 286 (-2), lo svedese Henrik Stenson, 39.i con 287 (-1), Zach Johnson e l’inglese Paul Casey, 47.i con 288 (par), Matt Kuchar, 54° con 290 (+2), l’inglese Luke Donald, 64° con 292 (+4), e il tedesco Martin Kaymer, 70° con 296 (+8). E’ andata anche peggio, perché usciti al taglio (caduto a 146, +2) agli inglesi Lee Westwood, sempre più destinato a un palmares senza major, e Ian Poulter, 73.i con 147 (+3),a Bubba Watson, 89° con 148 (+4), al sudafricano Ernie Els e all’irlandese Padraig Harrington, 131.i con 152 (+8), e a Webb Simpson, 137° con 153 (+9). Più che soddisfatto, invece, Tom Watson, che a 65 anni è terminato 51° con 289 (+1) grazie a un 68 (-4), miglior giro personale.
Ad attaccare decisamente McIlroy è stato Sergio Garcia, che gli rendeva sette colpi sul tee di partenza. Approfittando dell’andatura lenta del leader (tre birdie e altrettanti bogey in 13 buche) lo spagnolo con tre birdie in cinque buche e un eagle alla 10ª si è portato a due colpi. Quando ci si attendevano i fuochi d’artificio, Garcia finiva in un bunker alla buca 15. Poteva tutto risolversi in un par, ma l’uscita era un flop: la palla ricadeva nella sabbia e con l’inevitabile bogey l’iberico lasciava virtualmente il Claret Jug, il mitico trofeo dell’Open Championship, nelle mani del nordirlandese, che peraltro lo ha strameritato. Nel finale Garcia segnava ancora due birdie per il 66 (-6), mentre McIlroy metteva un punto fermo al successo con un birdie alla buca 16, per poi godersi l’ovazione del pubblico. Quanto a Fowler dopo due birdie si scatenava sulle ultime quattro buche e con altri tre (67, -5) agganciava Garcia.
“Non è stato un successo facile – ha detto McIlroy – perché dietro c’erano giocatori ben motivati e che credevano nel possibile recupero. Il vantaggio era diminuito di parecchio, ma è rimasto sempre entro il limite dei due colpi e questo mi ha lasciato abbastanza tranquillo, perché sapevo di poter contare sui due par 5 finali. Certo, vincere tre tornei del grande slam entro i 25 anni d’età è una cosa per me veramente straordinaria”. Il successo gli ha fruttato un assegno di 975.000 sterline (circa 1.176.000 euro) su un montepremi di 5.400.000 sterline (oltre 6.800.000 euro)
Edoardo Molinari si è reso autore di una grande prova e ha dimostrato che il brutto periodo attraversato dopo i problemi alla mano è ormai dimenticato. Ha iniziato al terzo posto, è sceso al 15°, poi è tornato tra i top ten con due giri in 68 (-4). Nel secondo, dopo quattro buche d’attesa, ha cambiato marcia dalla quinta alla nona scendendo tre colpi sotto par con quattro birdie e un bogey, poi ha tenuto una condotta molto oculata siglando il quinto birdie sul green conclusivo.
Francesco Molinari, dopo la defaillance del terzo turno (75, +3), che l’ha relegato dalla terza posizione, in cui era rimasto per due turni, alla 23ª, ha avuto una grande reazione, come nelle sue corde, e con un 67 ne ha recuperate otto per una classifica molto apprezzabile. Non ha commesso errori e dopo tre birdie nelle prime dieci buche ha terminato in gloria con un eagle.
Matteo Manassero, arrivato al Royal Liverpool GC ben caricato dal quarto posto in Scozia, ha iniziato al secondo. Da quel momento, però. è andato in altalena passando al 19°, risalendo al settimo e tornando ancora al 19° per il miglior risultato da professionista nel major, mentre da dilettante aveva conseguito il 13°. Giro in 72 colpi con un bogey pareggiato da un birdie, quindi un doppio bogey alla 14ª compensato da altri due birdie.