Cosa gli è successo, dal 2014 ad oggi? Lui sostiene di aver cambiato qualcosa nel gioco, nella preparazione, guardando al futuro. Così che solo sbagliando s’impara e dalle esperienze fatte, anche negative, scaturiranno nuovi risultati. Non possiamo non credergli perché il campione in questo caso si è dimostrato tale in campo e fuori. Non ha gli eccessi di Fognini, tanto per fare un paragone eccellente con un altro talento sommo che pare in via di fuga sotto il profilo mentale. Non vorremmo che anche Matteo, trincerandosi dietro al lavoro fatto doverosamente a suo dire per salire ancora, abbia perso quella naturalezza che ancor prima del colpo rappresentava la sua arma in più. E con la stessa, quella consapevolezza di essere speciale che via via aveva maturato negli anni.
Scoprendosi così vulnerabile come negli ultimi 15 mesi anche le certezze iniziano a cadere e lasciare il posto ai dubbi. Se dagli errori si deve imparare forse questo cambio di gioco non era così opportuno, o non occorreva operarlo in modo radicale. Che un campione predestinato come lui veleggi ormai stabilmente nelle retrovie dei tornei dell’European Tour e fatichi a superare il taglio quantomeno preoccupa ed autorizza a lanciare un grido di allarme.
Intervenga chi gli è vicino al fine di non disperdere un capitale autentico dello sport italiano, perfetto testimonial del golf e della vita, per imprese agonistiche e atteggiamento perfetto fuori dal terreno di gioco. Il suo sogno 2015 è tornare a vincere nel massimo circuito. Quelli 2016 puntare alla Ryder Cup 2016 nonché alla medaglia olimpica di Rio. Sogni raggiungibili dal talento sommo, quasi chimere per la sua controfigura, quella attualmente impegnata in gara. E la sua crisi, perché tale è giusto definirla, pare oggi tanto tecnica quanto psicologica.