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Goli Taraghi – La signora melograno

Creato il 17 marzo 2015 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

Cover_SignoraMelograno1di Elena Refraschini

«Aeroporto Mehrabad, Tehran, volo Airfrance 726.
Sono le due, il che significa una notte insonne. Anche amarezza, pena, affanno, più la tristezza e l’ansia rispetto al mio futuro. Ho pensieri oziosi, tipo vado in Francia, ci rimango e non torno più; o fantasie ancora più oziose, immagino di rimanere nella cara Tehran, con i suoi pregi e i suoi difetti e di lì non mi schiodo. In entrambi i casi mi libererei dalla pena di questo vagabondare, da quest’andirivieni eterno (eterno rispetto alla mia vita), da questi voli a ore impossibili che affronto trascinando la valigia attraverso la dogana come se rappresentasse il ponte per il Paradiso, da queste ispezioni sprezzanti sul corpo, nelle scarpe, in borsa, perfino negli orifizi di naso e orecchie».

Così si apre il racconto La signora melograno che dà il titolo alla raccolta di Goli Taraghi recentemente pubblicata da Calabuig. Grande signora della letteratura persiana, Goli Taraghi nasce in una famiglia colta e altolocata. Il padre, Lotfollah Taraghi, era autore, traduttore e direttore della rivista «Taraghi», e avrà un’influenza molto importante sulla figlia (sarà proprio nello studio del padre che la piccola Goli deciderà di diventare scrittrice). Dopo il liceo, Goli ha l’opportunità di studiare filosofia negli Stati Uniti, dove entrerà in contatto con il pensiero di Jung che plasmerà i suoi primi lavori. Nel 1963, a 24 anni, torna in Iran; qui, incoraggiata dall’amica Forough Farokhzad, pubblica il primo romanzo, Incontro, seguito dalla raccolta di racconti Anche io sono Che Guevara, dove iniziano a comparire i temi della libertà e dell’esilio.

Dopo lo scoppio della rivoluzione islamica del 1979, la scrittrice si trasferisce in Francia. È una scelta sofferta che la porterà, almeno in un primo periodo, a smettere di scrivere. Quando riprende la penna, la nostalgia è il tema dominante delle sue raccolte: basta ricordare che ancora in Memorie sparse (1992) viene inclusa la prima parte di un racconto che dovrebbe chiamarsi Gli strani comportamenti del signor A. in terra straniera, il cui titolo originale presenta sia la parola gharib, “strano”, ma anche “straniero, alieno”, sia ghorbat, cioè “lontananza da casa, esilio” (dal saggio dedicato alla scrittrice in Anna Vanzan, Figlie di Shahrazad. Scrittrici iraniane dal XIX secolo a oggi, Mondadori, 2009). Questo sentimento è peraltro evidente anche dai sempre più frequenti ritorni all’amato quartiere di Shemiran, nel nord della capitale iraniana. Sebbene Taraghi continui a scrivere in persiano e sia oggi una delle scrittrici più vendute in madrepatria, i riconoscimenti non le mancano da parte della terra d’adozione, che l’ha infatti nominata Chevalier des Arts et des Lettres.

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Goli Taraghi

La filigrana su cui sono intessuti i racconti contenuti in La signora melograno è ancora l’estraneità, la precarietà dei personaggi nei confronti del loro ambiente o della loro stessa vita. Nel racconto che dà il nome alla raccolta, conosciamo Anar (letteralmente: “melograno”), un’arzilla vecchietta semianalfabeta che affronta con paura e ingenuità il rocambolesco viaggio verso la misteriosa Svezia, dove si sono trasferiti i figli. «Signora cara, mi avverta quando arriviamo in Svezia, ho paura di restare sull’aereo!». La signora melograno è un personaggio del quale ci si innamora all’istante.

In Madame Lupo, racconto dai toni più malinconici e cupi, assistiamo allo sconforto di un’emigrata scappata dalla guerra contro l’Iraq che si trova a essere guardata con sospetto e costantemente tormentata dall’anziana vicina di casa a Parigi. Uno dei racconti più originali è l’ultimo nella raccolta, Un altro posto, che sviluppa in modo magistrale il tema dell’esilio: non geografico questa volta, ma personale – un esilio da sé, dal proprio vissuto e dalle proprie scelte.

Quelli che percorrono la produzione di Taraghi sono temi complessi e multiformi, che vengono però trattati con un linguaggio famigliare, semplice, privo di ornamenti artificiosi: «leggere un libro non dev’essere come risolvere un cruciverba», ha affermato l’autrice. «Ho paura che il lettore si annoi: la mia prosa è fitta e poetica, quindi il racconto è la mia forma ideale». La lingua limpida e modesta (della quale possiamo godere grazie alla bella traduzione dell’iranista Anna Vanzan) e l’ironia flaubertiana con la quale Taraghi tratta i suoi personaggi rendono La signora melograno una lettura estremamente affascinante.

Qui l’intervista a Mariarosa Bricchi, direttore editoriale di Calabuig.

La signora melograno di Goli Taraghi
Traduzione dal persiano di Anna Vanzan
Calabuig, 2014
pp. 224, 14 €


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