Ieri in piscina c’era una colonia di neonazisti. Avevano al seguito mogli e figli. Uno di loro mostrava la schiena grassa ricoperta di tatuaggi crudelissimi, languiva a mollo su un gigantesco coccodrillo gonfiabile.
La sera ho guardato Whiplash. Dopo, come faccio sempre, ho cercato in rete qualche recensione. Ne ho trovate due. La prima di Goffredo Fofi su «Internazionale», titolo: – Whiplash è una favola per gonzi di destra. La seconda di Alberto Grandi, su «Wired», che richiamava la prima. Titolo: Perché Whiplash è un film ideologicamente sbagliato. A quel punto mi sono mangiato un gelato e mi sono chiesto perché le opere d’arte contemporanee si ostinano a ignorare le conquiste industriali e sociali della patria socialista.