Magazine Diario personale
Facile a dirsi, impossibile da farsi, per me.Semplice da immaginare, semplice da farsi per Steve.Perché lui gioca in casa, lui gioca con il proprio sogno, e lo realizza.Steve Jobs è una di tante persone straordinarie che la storia ci regala da sempre.
La novità non è la morte di un uomo del quale, a buon diritto, la storia narrerà a lungo.La novità è l’ormai puntuale fenomeno di isterismo collettivo che impazza ovunque, anche sul web, prontamente amplificato dai media, ogni qual volta uno di questi “grandi” muore.
Ok, Steve Jobs gioca davvero in casa nel mondo informatico.E tanti sono i sinceri e discreti tributi di gratitudine da parte di singoli estimatori.
Io, che a fatica collegavo il suo nome alla Apple, l’ho scoperto con il discorso che tenne alla Stanford University, ormai riproposto in tutte le salse fino alla nausea.
Mi piace. E non tanto per cosa dice, ma per come lo dice.A dire belle frasi son buoni tutti. Ma quando parla Steve, io sento uno che legge la propria carta d’identità.Le sue parole sono come lui, lui è le sue parole.
In molti casi però si va oltre la celebrazione e il ricordo, finendo nel fanatismo e nel bisogno di idolatrare.
Sembra quasi che in un’epoca caratterizzata dall’apatia delle coscienze, dalla mediocrità delle esistenze, beh, diventi forte il bisogno di costruirsi il vitello d’oro del santone dalla SuperPersonalità.
Tutti presi dalla fregola di elevare agli altari della Predestinazione un idolo che ha fatto qualcosa di straordinario.Perché così non occorre più domandarsi se non si tratti semplicemente di un uomo – lo chiameremo Steve – che, ogni giorno della sua vita, giorno dopo giorno, non ha fatto altro che essere se stesso.Senza cedere ai compromessi dei luoghi comuni, senza arrendersi comodamente al “così fan tutti”, senza adeguarsi a battere le vie rassicuranti, che ogni tom tom mentale invita a seguire.
Penso che siamo persone un poco smarrite, abbiamo perso l’orientamento, la bussola indica coordinate di valori poco comprensibili.
Al comandante supremo della più potente macchina da guerra che l’umanità ricordi è stato assegnato il Nobel per la Pace.
Il messaggio di Gandhi ormai arriva alla gente sottoforma di testimonial olografico della Sony.
In Italia abbiamo riservato i funerali di stato a Maik Goodmorning, signore delle televendite e inventore della ruota, sì, ma della fortuna.
A me quei funerali hanno procurato disgusto più di qualunque bunga bunga arkoriano.
Borsellino e Falcone li vorrei ricordare senza Allegriaaa! (ogni uomo è la sua frase, a quanto pare).
Anche se fanno meno ascolto.
Ogni claque mentale cerca il proprio feticcio da osannare.
Perché se lui è superman, allora noi siamo redenti.Ogni giorno siamo inevitabilmente costretti a scegliere il compromesso, a rinunciare ai nostri sogni, a dire comodamente sì anche se l’istinto dice di rispondere no, ad applaudire anche se ti dicono che la terra è piatta.
Siamo alla spasmodica ricerca di qualcuno che nell’immaginario collettivo ci riscatti dalla pochezza, ma al contempo la giustifichi e offra l’alibi del “Lui ha potuto farlo perché era Steve Jobs, un genio predestinato dalla nascita, concepito da madre certa e padre angelico”.
Che dite?Cominciamo col seppellire con tutti gli onori della Repubblica Italiana il Re dei materassi a molle, in attesa che nasca un nuovo condottiero che sia duce alle nostre mollezze?
Steve Jobs, meglio chiarire, non è stato un benefattore dell’umanità, non ha fondato la Apple per il bene comune. Ma per il bene di se stesso. E l’umanità ne ha tratto vantaggio.È una persona che si può stimare, ma non è un filantropo da beatificare, come pare accada in questi giorni.
Secondo me, Steve, ogni mattina, allo specchio, non vedeva niente di straordinario.Perché chiunque, ogni giorno della propria vita, cerca di dare il meglio di sé, di essere se stesso, vive un’esperienza di quotidiana, ordinaria grandezza.Steve si sciacquava la faccia, alzava lo sguardo, ed era felice di ciò che vedeva. Semplicemente.
Sono certo che in questi giorni continueranno a sprecarsi i voli iperbolici e allegorici per esaltarlo.Qualcuno reciterà come un mantra in pausa caffè la frase a effetto: ”Stay hungry! Stay foolish!” (Siate affamati! Siate folli!)
Ma Steve ha pronunciato anche altre parole.
“Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.”
Che ne dite di una vita con meno slogan sbrigativi e più consapevolezza coraggiosa?
Probabilmente Steve Jobs è diventato Steve Jobs perché non ha mai cercato idoli da celebrare, ma comportamenti esemplari da ricordare.
Mettendo in pratica se stesso, ogni giorno.
Le parole di Steve Jobs sono belle e commoventi sulle labbra di Steve Jobs.
Estraniate da Steve, magari scritte su un blog, sono soltanto parole.A dirla tutta sono parole ritrite, scontate, retoriche e banalotte.Ci metterei davvero poco a esprimere gli stessi concetti con frasi più “a effetto”.
Ci provo?Cerchiamo di vivere come alberi, con la chioma tra le nuvole e le radici ben ancorate al suolo.
Ma le parole di Steve sono ineguagliabili, perché sono la vita di Steve Jobs!E le mie non contano nulla, perché sono sterili esercizi di calamaio.
Ecco, magari cerchiamo di sparare qualche fuoco d’artificio in meno.E cerchiamo invece di accendere qualche fiammella in più dentro di noi.
Non siate fanatici! Abbiate il coraggio di essere voi stessi! (già meglio)
Proviamo a metterle in pratica nel quotidiano, quelle parole, senza bisogno di recitarle a memoria.
Cercando ognuno di tradurre in gesto una semplice, originale frase personale.
Solo il condor vola sopra le nubi, ma vola soltanto chi osa volare.
Senza bisogno di twittare a pappagallo.
K.
Post scriptumSotto l’elmo si nutre sano disprezzo per ogni ammucchiata a cervello spento per applaudire la volgare banalità di turno.Perciò mi piace segnalare una voce “stonata” fuori dal coro.Non ho bisogno di condividere o meno le sue affermazioni; il semplice fatto che dica qualcosa di “diverso dal copione ufficiale”, me lo rende un gustoso Salmone Controcorrente. (mica facile da irretire)Scusate, a volte sono schifosamente prevenuto.
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