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GOOD KILL di Andrew Niccol (2014)

Creato il 24 febbraio 2016 da Ifilms
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Scritto da Stefano Lorusso
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 24 Febbraio 2016
Andrew Niccol  

GOOD KILL

Good Kill è quell’espressione gergale, un po’ cameratesca e piuttosto aberrante, con cui i militari americani si scambiano i complimenti dopo un colpo andato a bersaglio. Quasi una pacca sulle spalle tra giocatori di videogame. Ad un gioco virtuale somiglia la guerra che Tommy Egan (Ethan Hawke) è costretto a combattere. La sue trincea è una comoda poltrona in una base militare del Nevada, le sue armi sono droni invisibili telecomandati in grado di colpire obiettivi sensibili a migliaia di chilometri di distanza. La CIA vuole utilizzare questa strategia anche per le missioni più controverse, dove il rischio di colpire civili innocenti è molto elevato. Per Tom il prezzo da pagare è una lenta ma inarrestabile deriva psicologica, che mette a repentaglio l’equilibrio della sua vita familiare.

A distanza di tre anni dal precedente The Host (2013) il neozelandese Andrew Niccol torna nella sale italiane con un film già presentato in concorso a Venezia nel 2014. Confermando la tendenza delle sue ultime opere, l’autore di ottime sceneggiature come The Truman Show (1998) e The Terminal (2004) si dimostra molto meno a suo agio dietro la macchina da presa. I presupposti teorici sullo statuto di verità delle immagini negli scenari bellici del terzo millennio, sviluppati anche in altre opere recenti ascrivibili allo stesso filone, Zero Dark Thirty (2012) di Kathryn Bigelow su tutte, restano solo abbozzati.

Diversi passaggi nella rappresentazione della crisi morale del protagonista risultano biecamente ricattatori, nel disegnare il profilo di un militare che comunque, anche davanti agli ordini più abietti, non trova mai la forza di metterli in discussione. Ambigui anche i presupposti ideologici adombrati nel film, con una retorica condanna di facciata della guerra “a distanza” che trascolora quasi nella nostalgia per la guerra di una volta. Scialbo e vittima di facili stereotipi il quadretto della coppia in crisi, appesantito dalla recitazione di due protagonisti fuori forma. Completa il disastro una regia opaca e senza sussulti.

Voto 1,5/4


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