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Good Kill di Andrew Niccol: la recensione

Creato il 25 febbraio 2016 da Ussy77 @xunpugnodifilm

good-kill-niccol-poster-itaI droni: “videogiochi” letali

Pellicola dall’incedere riflessivo e minimalista, Good Kill attrae l’interesse dello spettatore nella prima parte, ma poi lascia spazio all’ambiguità e a un falso buonismo che inficia il prodotto.

Tommy Egan ha un solo desiderio: tornare a pilotare il suo caccia bombardiere. Infatti Tommy combatte la guerra al terrorismo seduto dentro un box con aria condizionata, a pochi passi da Las Vegas. A casa lo aspetta la sua famiglia, ma Tommy non vive serenamente e, quando la CIA sceglie la sua squadra per delle missioni speciali, le cose peggiorano.

Tutti gli spettatori si ricordano della bellezza di Gattaca, della compiutezza introspettiva della sceneggiatura di The Truman Show e della denuncia forzatamente fracassona di Lord of War. Questi tre esempi hanno un’unica paternità, ovvero Andrew Niccol, un autore che ha declinato l’attualità alla fantascienza o utilizzato gli stilemi del genere sci-fi per affrontare un tema spinoso, provocatorio e attuale. Good Kill è il film che conferma l’attitudine di Niccol, anche se questa volta non trasporta lo spettatore a visitare corpi celesti, ma si limita ad aprirgli le porte della guerra 2.0, che si consuma nella desolazione del deserto del Nevada, a pochi passi da Las Vegas. Una battaglia al terrorismo che si combatte seduti di fronte a uno schermo a pilotare droni che si trovano a miglia di distanza dagli Stati Uniti. Una rivelazione che Niccol sa dosare con accuratezza, soprattuto nella prima parte della pellicola. Tuttavia il film racconta anche un’altra storia, ovvero quella del comandante Tommy Egan, un personaggio che sente il disperato bisogno di tornare a pilotare un caccia bombardiere, che si ubriaca spesso e volentieri e che ha grossi problemi con la moglie; lui a giocare a far la guerra di fronte a uno schermo non ci sta, ma continua ligio il suo lavoro senza alzare troppo la voce.

Good Kill parla della facilità di uccidere un uomo senza guardarlo in viso, racconta il progresso della tecnologia e s’indigna per il poco interesse che le alte sfere hanno per le vite umane, ma non muove la denuncia. Il finto buonismo, che fatica a far rima con giustizia “divina”, è dietro l’angolo e ingabbia la pellicola in un alone di ambiguità, che fa storcere il naso. Proprio per questi motivi la pellicola di Niccol perde la bussola e manda all’aria tutto quello che di buono aveva costruito nelle battute iniziali. Good Kill è una realtà silenziosa e riflessiva, ma perde l’occasione per rendersi più pregnante e accattivante. Un’occasione persa per il Top Gun 2.0, nel quale tutto sembra un videogioco agghiacciante e il mondo al di fuori pare sempre più in pericolo.

Uscita al cinema: 25 febbraio 2016

Voto: **1/2


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