In questo marasma di parole e di addii telematici è difficile dire qualcosa che non sia stucchevole o già detto. Ma è anche vero che, se oggi non scrivessi nulla sul signor Williams, forse poi me ne pentirei. Ecco.
Ci sono grandi attori. Ci sono grandi uomini. E poi c’era Robin Williams. Nelle pellicole era spesso buono, amorevole, oserei dire perfettino. Nella vita invece era sboccato, talvolta al limite (sex, drugs and alcohol), oserei dire il contrario di un perfettino. La cosa davvero bella è che nessuno, nonostante questo, ha mai osato definirlo un incoerente. Perché RW era entrambe le cose, in maniera naturale: pur restando sempre buono e gentile (le parole più usate da chi lo ha conosciuto), sapeva far ridere un bambino facendo il pagliaccio per poi girarsi verso un adulto e fare una battuta di rarissima, iperbolica, irresistibile volgarità. Dava i suoi soldi a chi ne aveva bisogno. Poi si voltava e li spendeva per comprare droga. Forse è per questo che lo abbiamo amato così tanto: un buono che non pensava di esserlo, un cattivo che non poteva mai davvero essere tale.
Lo piangiamo perché era un amico. Leggo frasi di amici (miei o suoi, c’è poca differenza oggi) incazzati neri, che si chiedono: ma perché lo hai fatto? Non era la soluzione. A colpire è proprio l’incazzatura: siamo arrabbiati, come se un nostro amico facesse un gesto simile senza dirci nulla, e noi convinti che avremmo potuto aiutarlo e lui – testone – non ha voluto chiederci una mano…
Forse la verità è che quando cadi, e cadi in un mondo come quello del cinema, rialzarsi è davvero difficile. Avere tutto e trovarsi ad avere niente è terribile, probabilmente peggio che avere “normale” e trovarsi ad avere ancora meno (è quello che questa crisi sta facendo un po’ a tutti noi). Tutti dicono “esser povero come lo era lui mettevo la firma io”… Può darsi.
Vorrei ora ricordare il signor Williams con delle immagini che da sempre porto nella mente.
Il suo sguardo dicendo Goooooooood Morning Vietnam!
Il suo sguardo da avvocato che “riscopre” di saper volare.
Mrs Doubtfire che piscia da in piedi.
Alan Parrish che si taglia facendosi la barba per la prima volta dopo essere uscito dal Jumanji.
Il suo essere fuori fuoco in Harry a pezzi.
Lui e Jeff Bridges a dorso nudo, sdraiati sul prato, con in mezzo a loro Pinocchio.
Lui alle prese con il flubber.
Lui robot gentile.
Lui giù e tutti gli studenti in piedi sui banchi.
Il suo discorso in Jack, mentre si diploma ed “è già vecchio”:
“Ecco, guardate me. Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d’estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata, quando una stella cadente sfreccerà nell’oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare”.
Signor Williams, credo la tua lo sia stata eccome. E l’hai resa un po’ più spettacolare anche per noi.
Grazie amico.
Riccardo Poma