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Goodbye San Diego... Welcome to the Desert!

Da Manuki @manuki16
Mercoledì 20 ottobre 2010
“On the road” significa letteralmente “sulla strada” o “Lungo la strada”, non a caso abbiamo così intitolato questo blog. La nostra idea di viaggio attraverso un pezzetto di USA è proprio di vivere la strada, da motociclisti. Quest’oggi quindi entriamo nel vivo del viaggio con una tappa niente male: si tratta di ben 355 Miglia (circa 570km)
Pronti via, poco prima delle 9.00AM siamo già in strada belli bardati con i comunicatori funzionanti. Uscire dalla città non è difficile e poi avevamo già visto l’ingresso della Highway ieri durante il nostro giretto al museo. Il tempo per ora è decente, tanto da farmi pentire di non aver indossato gli occhialini da sole...ma durerà? Vedremo....
Il paesaggio cambia rapidamente, già a poche decine di miglia da San Diego siamo nel bel mezzo di un deserto, non di sabbia e dune, di quelli con i cactus, ed in breve tempo ci troviamo a dover fare il primo pit-stop fuel di questa tappa. Il distributore dove ci fermiamo è poco fuori dalla Highway, su una collinetta accanto ad un casinò gestito da Nativi Americani, si, proprio come nei films o nei Simpsons.
E proprio mentre facciamo rifornimento, un signore dall’aspetto indigeno, si avvicina incuriosito e ci fa un po’ di domande. Gli diciamo che siamo in viaggio verso Scottsldale, vicino Phoenix e che siamo un po’ dispiaciuti per il tempo ma lui ci conforta rispondendo che non è raro che in questo periodo dell’anno in quella parte del deserto piova e faccia freddo. Pioggia e deserto per un italiano sono parole che davvero non penserebbe di mettere nella stessa frase... eppure...
Goodbye San Diego... Welcome to the Desert!
Riprendiamo la marcia con un occhio ai consumi e alle prossime soste rifornimento. La 883 che cavalca Manu ci è stato detto fare circa 80/100 Miglia con un pieno, il Fat-Boy ne fa quasi il doppio. Non dovrebbero esserci problemi nel trovare gas station lungo il percorso che ci siamo prefissi ... ma andiamo per gradi...
Dopo poco, ci troviamo in un punto molto panoramico. La strada si srotola per un po’, scollina e lascia il posto ad un lunghissimo dritto. Ci fermiamo a fare due foto e ad osservare la profondità visiva.
Il panorama è molto suggestivo. A destra abbiamo un fronte nuvoloso. A sinistra ancora nuvole ma meno minacciose e con degli sprazzi si sole. Ad un certo punto la mia attenzione viene catturata da una macchia più scusa sull’orizzonte sinistro. Sembra si muova. Sembra pioggia....
EH si, è proprio una bella colonna d’acqua! Rimaniamo impressionati da come si distingua e cerchiamo di fare due conti a spanne : "ma seconto te la prendiamo o riusciamo a salvarci???"... "No ma guarda... secondo me gli passiamo vicino ma non la prendiamo...." e si riparte!
Forse neanche un milgio ed i goccioloni cominciano a cadere : "ok, fermiamoci e mettiamo i tutoni!".
Ci fermiamo a lato della strada ma l’intensità della pioggia aumenta rapidamente e le forti raffiche di vento non aiutano la vestizione. In più le auto ed i camion che ci sfrecciano accanto fanno tramare anche le moto sui cavalletti.
E infatti "Sbaam" il casco nuovo di Manu a rotolare sull’asfalto! Ma pazienza....
Siamo vestiti, riprendiamo la marcia. Piano piano. Piove a dirotto ora. Siamo esattamente dentro e sotto la colonna d’acqua che poco prima osservavamo da lontano...
Grazie alle tute, i caschi con visiera e anche ai parabrezza montati sulle bimbe (si, lo so, un’Harley con il parabrezza non è il massimo...a meno che non piova, ve lo garantiamo!!!) riusciamo a limitare i danni e gli allagamenti...quasi quasi è stato divertente!
Una cosa che ho notato dal primo rifornimento è che le pompe di benzina hanno quasi tutte un meccanismo che serve per impedire le fuoriuscite di carburante e di fumi di traspirazione durante il rifornimento. Come tutti sapranno, anche qui in italia, quando facciamo rifornimento ad un certo punto la pompa scatta e smette di erogare, questo succede in prossimità del livello massimo del serbatoio. La sensibilità con cui sono tarati questi sistemi offre ovviamente un ampio margine di sicurezza per evitare che trabocchi, più che altro.
Se nel caso di un autoveicolo poco cambia mettere un litro in più o in meno, quando parliamo di un motoveicolo che per di più deve fare un lungo viaggio, anche mezzo litro può fare la differenza tra rimanere per strada o arrivare sani e salvi al prossimo rifornimento.
Fortunatamente questa cosa mi era già nota : quando facevo il pieno alla mia Hornet, rimanevo in sella con la moto dritta tra le gambe e riempivo con cautela fino all’orlo. Questo mi permetteva di avere un piccolo margine in più sul kilometraggio totale.
Dovevo riuscire a fare la stessa cosa anche qui. Con l’aggravante che, come dicevo all’inizio, tutte le pompe sono dotate di un dispositivo di attivazione a molla che viene attivato inserendo il becco dentro il serbatoio con conseguente contatto di questo cappuccio retrattile ed attivazione del flusso. Se ho bisogno di riempire fino all’orlo, in poche parole, devo tenere con le mani questo meccanismo e guardare ad occhio il livello che di carburante che sale. Quante volte ho allagato le moto? Beh, non più di un paio :)
Con questo sistema, siamo riusciti a percorrere fino a 116 miglia con la 883 senza che si accendesse la spia della riserva.
Prima di metabolizzare questa procedura c’è voluta un po’ di strada. All’inizio siamo stati vittime semiconsapevoli di una non corretta segnalazione dell’ultimo distributore nel passaggio tra la California e l’Arizona, al confine con il Messico. Ed è proprio lì che, oramai in riserva da 15 miglia o più con la 883 di Manu, decidiamo di fermarci e dare un’occhiata al navigatore per capire se ce l’avremmo fatta a raggiungere la prossima gas-station.
Hm, il mio OviMaps non dice nulla di buono, oltre ad impiegarci quella che sembra un’infinità per prendere il segnale (ovviamente mappe installate quando eravamo in italia) ci segnala il prossimo rifornimento approssimativamente a 20 miglia. Troppo. Rischiamo? Mumble mumble....
Guarda caso ci siamo fermati a poche centinaia di metri da un posto di blocco nel senso opposto di marcia, presidiato appunto dalla Polizia di Frontiera. Chissà se possono in qualche modo aiutarci??
Così Manu, l’unica tra noi due ad essere in grado di comunicare in full duplex con gli indigeni, si incammina... ritorna a breve in compagnia di un officer che con una meg-fire gigante guarda nel piccolo serbatoio e consata che poco, molto poco rimane al suo interno. Tornano quindi indietro entrambi a controllare se hanno del carburante da donarci. Così non è, niente tanica al posto di blocco ma, sopresa, Manu viene scortata alla gas-station più vicina per prendere una tanica di benzina!!!
Vederla andare via e tornare a bordo di un SUV della polizia di confine è stato a dir poco... scenico!!!
Dal canto mio sono rimasto solo soletto per una mezzoretta o più a parlottare con me stesso, con la videocamera e a guardarmi intorno.
In tutto questo, fortunatamente era tornato il sole!

Goodbye San Diego... Welcome to the Desert!

L'agoniata pompa di benzina....


Il resto del viaggio è stato tutto un fermarsi a rabboccare ogni 2x3. La strada da fare è ancora molta e non siamo più in vena di sperimentare, per cui piuttosto che rischiare un altro stop nel bel mezzo del nulla, ci fermiamo una volta in più. Magicamente il tempo regge fino a sera. Quando la luce comincia a diminuire, oltre il tramonto, la suggestione di viaggiare in mezzo al deserto con due Harlery lascia spazio al desiderio di arrivare prima possibile, per poter scendere da cavallo, mangiare qualcosa (che non sia di nuovo la protein-bar del pranzo) farsi una doccia e godersi un po’ di meritato riposo!
Purtroppo ancora rimpiangiamo tutte le foto non fatte per via dello scarso tempo a nostra disposizione!
Non voglio calcare troppo la mano su come sia decisamente traumatico passare da una strada con una carreggiata, due corsie e niente traffico, ad una a 4, 5 o anche 6 corsie dei pressi di un grande centro abitato, come Phoenix!!!
Finalmente ci siamo. E’ buio già da un po’, sono oramai le 20.00 (marciamo da 12 ore????!!) ed il piccolo resort ci sembra un’oasi. Ricominicia a piovere proprio mentre scendiamo per fare il check-in.
Una bella doccia calda ci da la forza per arrivare a poche decine di metri, presso il ristorante-pub convenzionato con il resort a fare uno spuntino. Siamo stanchi morti ma soddisfatti.... dopo una cena veloce con un occhio chiuso ed uno aperto, torniamo in stanza e zzzz....
Buona notte!
Goodbye San Diego... Welcome to the Desert!

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