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Google AMP, Pronti gli Instant Articles di Big G

Creato il 20 gennaio 2016 da Pedroelrey

Per fine febbraio è previsto il lancio definitivo di AMP di Google. Il processo che porterà Google a lanciare la contesa a Facebook con i suoi Instant Articles sembra aver bruciato le tappe.

Emergono alcuni dettagli molto interessanti, soprattutto sul versante advertising, vero tallone d’Achille delle contrattazioni, lunghe ed estenuanti [sopratutto per gli editori, in verità] tra Facebook e i partner dell’informazione.

Cosa cambierà con AMP? I siti web di informazione aderenti al progetto conterranno al loro interno tutte le istruzioni per guidare il vostro device mobile all’apertura della versione ultra veloce  del contenuto. Va da sé che ogni pagina web dovrà quindi essere prodotta in due versioni distinte.

MondayNote ipotizza che l’utilizzo del programma AMP possa rappresentare anche un fattore di ranking in materia di posizionamento nel motore di ricerca. L’argomento è spinoso in quanto i tentativi di desumere quali siano le logiche del motore di ricerca sono sempre molteplici, e spesso campati in aria, ma in questo caso potrebbe essere una soluzione coerente con il recente annuncio di Google che dichiarava di favorire i contenuti mobile friendly. Tutto questo abbatterà i tempi di caricamento, che nel crescente e sempre più fugace consumo dei contenuti testuali in formato digitale rappresenta un elemento fondamentale.

Rispetto all’advertising, principale risorsa di monetizzazione della produzione di informazioni online, Google si è subito detto disponibile alla concessione di banner, da selezionare però da specifici servizi indicati, e in gran parte di proprietà, da Big G. stesso, in quanto già testati e ampiamente integrabili nella nuova piattaforma, senza rischiare di dilapidare il vantaggio competitivo dei tempi di caricamento.

Con ogni probabilità google specificherà la possibilità di utilizzare solo determinati formati, restringendo il campo delle possibilità. Insomma, mai più pop-up. Per fugare ogni dubbio, Google mette a disposizione, e si immagina che vi investirà non poco, Polar Platform, la piattaforma proprietaria per native ads. Si temeva che il sistema potesse andare in conflitto con i sistemi paywall, ma a breve dovrebbe essere rilasciata una nuova versione risolutiva.

Inoltre Google sta tessendo relazioni e partnership con i principali soggetti sul mercato in materia di Analytics, così da consentire alle testate di non rinunciare ai propri servizi di analisi, senza intasare troppo il codice dei contenuti pubblicati, pena l’inefficienza. Dovrebbe essere Chartbeat il partner principale da questo punto di vista. Vai a questo indirizzo dal tuo dispositivo mobile per testare come sarà  AMP.

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A tutto questo si unisce la recente innovazione annunciata, e in dirittura d’arrivo, del Walled Garden di Twitter, che pure si preannuncia terreno fertile per l’informazione e per le breaking news. Google e Facebook, in particolare, sarebbero dunque pronti a lanciare questa nuova sfida al pubblico e alla stampa, con quest’ultima che però ha problemi ben più consistenti.

Non si può pretendere che le innovazioni dei media siano sufficienti a risollevare le sorti di un settore che al momento è in piena crisi d’identità, alla ricerca di soluzioni e innovazioni dei propri modelli di business. In questo articolo di  Slow News si prova a sintetizzare le direttive imboccate dalle principali testate italiane, alcune interessanti, altre rischiose, ma nessuna che ribalti le carte in tavola. Evidentemente siamo ancora nel pieno di una fase di studio.

Gli articoli saranno più veloci e gli utenti navigheranno più facilmente i portali, allietati dal dinamismo, ma come tutto ciò diventerà moneta? Ai posteri l’ardua sentenza.


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