Quanto contano le nuove prospettive della digitalizzazione nelle attuali statistiche sulla lettura? In questi giorni, sfogliando la sintesi dell’ultimo rapporto sull’editoria prodotto dall’Associazione Italiana Editori, mi sono stupita di non trovarvi un approfondimento su ciò che la digitalizzazione dei libri ha potuto produrre in termini di accessibilità e conservazione dei libri. Certo, quello che agli editori interessa è principalmente che i libri stampati, e oggi in parte gli ebook, si vendano. Ma leggendo le statistiche sulla lettura in Italia, non posso fare a meno di chiedermi se quel numero non è leggermente falsato dall’assenza di coloro che i libri li leggono e li scaricano attraverso canali non tradizionali. Si tratterebbe, per la prima volta, come è accaduto per la musica, di scoprire che esiste un mondo sommerso di lettori pirata che a questo punto bisognerebbe solo attirare in libreria.
I libri, in altre parole, oggi non si trovano più solo in libreria o in biblioteca, ma anche massicciamente nella rete, in maniera gratuita e senza neppure bisogno di un ebook reader. Ricordo ancora la faccia del professore quando prima
«Premiare Google per premiare tutti gli scrittori» ho letto sul web, o ancora: «Google Books fornisce maggiore beneficio letterario a più persone di ogni singolo titolo o opera» e infine: «Google è un testo onnicomprensivo che cambia al ritmo della società stessa e che come tale riflette la mutevolezza dei nostri tempi».
Sarà. Io non sono molto convinta. E voi che ne pensate? L’Accademia di Svezia farà questo grande passo? Io, per una volta, sto con i conservatori.
Giulia Lanzolla