2010: Gorbaciof di Stefano Incerti
Un “thriller intimista”, così la stampa ha definito questo film per molti versi anomalo ma di indubbia qualità.
Alcuni critici hanno rimproverato a regia e sceneggiatura di aver creato un racconto poco chiaro con tanti interrogativi a cui non si dà risposta. Forse è vero ma a mio parere non costituisce un limite alla positività di un film dai tanti pregi. Una bella prova di coraggio offrire uno spaccato di Napoli senza i soliti cliché e le caricature folcloristiche a cui siamo (purtroppo) abituati. Una bella scommessa narrare una storia in cui il dialogo è praticamente inesistente (scommessa indubbiamente vinta, anche perché il silenzio è una virtù piuttosto rara). Una bella impresa affrontare un genere tanto trattato come il noir da prospettive originali (lontane sia dal filone americano che da quello orientale che abbondano oggi sullo schermo).
Un film particolarmente scarno ed essenziale, quanto mai asciutto e rarefatto nel ritrarre, al contempo, una delicata storia d’amore e una drammatica situazione di solitudine e di isolamento. Stefano Incerti conferma il suo essere un autore anticonformista concedendo poco allo spettatore: niente scene-madri, nessun virtuosismo registico, nessuna digressione macchiettistica, nessuna forma voyeuristica, nessun compiacimento nell’evidenziare la violenza e il degrado dell’ambiente mostrato, nessuna inquadratura ad effetto. Al regista interessa il ritratto umano di un antieroe dei nostri giorni, in perenne bilico tra legalità e illegalità: “un uomo -sono parole di Incerti- apparentemente piccolo perché chiuso nella grettezza del suo minuscolo mondo fatto di serrature, soldi e carte da gioco eppure enorme nel suo sorprendente aprirsi ad una nuova dimensione di tenerezze con una giovane asiatica con la quale non può scambiare parole ma solo sguardi”. Una “marionetta” preda di forze più grandi di lui e appropriatamente il film punta la sua attenzione sul “breve momento in cui la marionetta diventa uomo: solo nell’incontro con la ragazza cinese e nel reciproco riconoscersi dei due la marionetta acquisisce la propria umanità, prende coscienza di sé diventando non più meccanismo in balia di forze esterne, ma soggetto capace di scegliere” (Rinaldo Vignati).
L’intero film è al servizio di un Toni Servillo grande più che mai. Se lui non ci fosse, il film non esisterebbe. Toni Servillo è ormai sullo stesso piano di Gian Maria Volontè (con il valore aggiunto di una maggiore duttilità) o di un Eduardo ultima maniera. Un piccolo gesto, un lieve mutamento nell’espressione facciale, un accenno di modifica nella voce, un modo particolare di camminare: non gli serve altro per esprimere un’infinita varietà di sentimenti, un intero mondo. Prodigioso.
La critica si è divisa nel giudicare Gorbaciof (presentato fuori concorso all’ultima Mostra Veneziana e incluso nelle proiezioni speciali dal Festival di Toronto) (-1-). Personalmente concordo in pieno con quanto scrive Angela Cinicolo su Movieplayer: “Noir dostoevskiano con protagonista uno straordinario Toni Servillo, ‘Gorbaciof’, diretto dal napoletano Stefano Incerti, è una sorprendente opera cinematografica dalla geometria perfetta”.
p.s.
Anche chi non ha particolarmente apprezzato il film non ha lesinato lodi al protagonista: “Toni Servillo ammirevole” (L’Espresso), “Un superbo Toni Servillo in un film semi-muto come ai tempi di Chaplin” (Il Giornale), “Toni Servillo offre un’altra interpretazione degna di un premio” (Hollywood Reporter), “Un Toni Servillo dallo straordinario talento mimetico”(Il Mattino), “Un Toni Servillo a livelli di virtuosismo quasi disumani” (L’Unità), “Incredibile Toni… una prova d’attore straordinaria” (Liberazione).
note
-1- “Un bel film, ruvido e compatto ma anche disinvolto e franco” (La Nazione), “La pecca della settima regia cinematografica di Stefano Incerti è sostanzialmente imputabile alla sceneggiatura, troppo debole per sostenere un personaggio così fortemente caricaturale. Un errore che potrebbe essere accettabile da un autore al suo esordio, mentre difficilmente lo si accetta da un regista così esperto” (Cineblog), “…l’anomalo ‘Gorbaciof’ (noir? metafora? commedia?) non è solo un bel film, è un’indicazione di metodo e di poetica. Ci sarà qualcuno per raccoglierla?” (Il Messaggero), “…si ricorderà dunque la virtuosa variazione sul tema di Servillo… ma si farà meglio a dimenticare il resto” (MyMovies).
premi e riconoscimenti
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