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“Di colpo ero stato travolto dalla consapevolezza che l'esistenza non era quella visione precisa e tranquilla che l'esempio dei miei genitori mi incoraggiava a credere: vedevo il futuro non come l'inevitabile estensione della mia fanciullezza incondizionatamente felice, con i suoi principi morali e soluzioni semplici, ma come una terrificante idra che emergeva da una nebbia fitta. Responsabilità, sessualità, timidezza, affettazione, potere, autodeterminazione, caducità: queste parole non erano più concetti astratti trovati nei libri che leggevo, ma una creatura disgustosa con sette teste da rettile, dalla quale non sarei mai riuscito a sfuggire...”(1)
Tempi d'oro per i morti? Tutt'altro: da quando Ade, vecchio assistente di “Morte”, è stato ritrovato sventrato, le viscere rovesciate in un fosso ai margini di una strada rurale, e i quattro cavalieri dell'apocalisse battono i cimiteri in cerca di un rincalzo (pescando a caso numeri identificativi con l'aiuto dell'“empia lotteria”) a nessuno è dato di riposare in pace...E, anche dal punto di vista dei quattro agenti dell'“agenzia” - Pestilenza, Guerra, Carestia e Morte-, affiancati dal giovane “Rissa”, non si può dire che le cose vadano gran che bene... Altro che “amabili resti”: nessuno dei sei candidati resuscitati per una “settimana di prova” si è dimostrato all'altezza del compito affidatogli. Si aggiunga a questo che l'agente Morte si muove ormai stanco e pieno di dubbi sullo sfondo della Oxford di fine anni '90, e che la “terminazione” di Ade, è opera di uno degli uomini dell'agenzia, e si avrà una vaga idea dell'antefatto.
Per completare il tutto, si getti al centro della vicenda un settimo candidato d'eccezione: il cadavere semi-martoriato di un detective insicuro, imbranato, voyeur e pieno di complessi che non ricorda nulla -o quasi- delle circostanze della sua morte; uno che tutto ha in mente, meno che dare una mano ai cavalieri dell'apocalisse nel loro devastante incedere; uno zombi dotato di forze fisiche appena sufficienti per andarsene a spasso, ma abbastanza acuto da far luce sulla misteriosa morte di Ade, e senza una vera e propria indagine - insomma, una sorta di moderno Dupin dell'oltretomba, nutrito a noir classici e filmetti porno, già morto, eppure in pericolo(2), impegnato nello svelamento di un "doppio" mistero...
Seconda opera dell'inglese Gordon Houghton(3), pubblicato in Inghilterra nel 1999 ma proposto solo oggi ai lettori italiani, “L'apprendista” concilia la costruzione lisergica(4) del Brautigan di “Sognando Babilionia” con l'irriverenza alcolico-surreale e l'occhio meta-narrativo del Bukowski di “Pulp” , passando con disinvoltura dalle citazioni kafkiane alla stesura di finti contratti con la morte, e muovendosi in una cornice cinica, follemente comica, ma non per questo priva di riferimenti alla realtà(5).
Romanzo nero e ironico, che si serve dello stile narrativo tipico della “Scuola dei Duri” (prima persona e passato remoto, a dispetto dei due diversi “tempi” raccontati) per costruire una vicenda pulp tanto piena di elementi metaforici(6) e velate (ma amare) riflessioni esistenziali(7) da vanificare ogni tentativo di sintesi (immancabilmente destinato a risultare una piatta elencazione), “L'apprendista”, di Gordon Houghton, è edito in Italia da Meridiano Zero.
(1)Gordon Houghton, “L'apprendista”, Meridiano Zero, Padova 2010, p. 216, traduzione di Stefania Sapuppo.
(2)Sì perché, in caso di inefficienza, o mancato “rinnovo del contratto”, l'apprendista rischia la “terminazione” o il confinamento nel misterioso “deposito”...
(3)Gordon Hougton, inglese, classe 1965, è autore dei romanzi “The Dinner Party” (1998) e “The Apprentice” (1999; Trad. It. “L'apprendista”, 2010). Si è avvicinato alla scrittura subito dopo il college, collaborando con la rivista Zzap64, dedicata al Commodore64 - consolle alla quale dichiara di essere tutt'ora legato (la sua tribute-page è visibile qui). A leggere il suo romanzo, pare che qualcosa del l'inarrivabile creatività e del polveroso, rumoroso, impareggiabile divertimento che caratterizzavano i vecchi, fragilissimi giochi (in cassetta) del Commodore, sia rimasto nel suo stile narrativo...
(4)Da un punto di vista tematico, ma anche stilistico.
(5)Tant'è vero che intorno a pagina 70 -momento che segna l'entrata in scena dell'intreccio hard boiled- cominciano ad affacciarsi sullo sfondo le ombre dei realisti James M. Cain e Dashiell Hammett...
(6)Due tra gli esempi più lampanti: il “contratto in prova” come metafora -non solo politica- della precarietà, e la comica ambizione dell'aiutante “Rissa”.
(7)Essenziali, tanto per limitarsi agli esempi più ovvi, i temi della “crescita” e dell'ineluttabilità della morte.
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