(Pubblicato su Trovacinema il 5 aprile 2002)
Più che a un’analisi sociale, Altman è interessato a descrivere le relazioni tra le diverse classi e all’interno di esse. Il gioco regge meglio che altrove (leggi Prêt-à-porter), anche se il miglior Altman ha un piglio ben più incisivo e corrosivo (Nashville, Mash, Short Cuts) e le citazioni da La règle du jeu appaiono un po' troppo calcate. Il talento sta comunque nel tenere in pugno uno stuolo impressionante di attori, muovendoli col piglio di un consumato marionettista. E così la vicenda si dipana lineare, fluida, senza pause o tempi morti. Merito di un eccellente lavoro di sceneggiatura, preciso e meticoloso, che lubrifica tutti i passaggi fino a renderli naturali e scorrevoli.
Chiave di volta è la volontà di disorientare lo spettatore, di non propinargli ciò che invece si aspetterebbe. Prima pare che Altman voglia condurci in una storia sentimentale in costume alla James Ivory, stesse le atmosfere rarefatte, simile l’intreccio. La vicenda sembra quindi prendere una piega gialla: però ciò avviene a ¾ film, in altre parole più tardi di quanto sarebbe logico supporre. Appare allora evidente che questo sviluppo non interessa – se non come aperta parodia del genere poliziesco praticato a Hollywood – quanto il gusto del racconto puro e semplice. Tanto è vero che, in sostanza, lascia insoluto il caso e l’indagine si conclude nel nulla. Chi si attendeva un polpettone mélo e poi un giallo di maniera rimarrà perciò deluso e uscirà dal cinema chiedendosi dove Altman volesse andare a parare. Tanto peggio…
Gosford Park, di Robert Altman, con Maggie Smith, Jeremy Northam, Kristin Scott Thomas, Emily Watson, Stephen Fry (Usa/GB/Germania, 2001, 137’). Torino Film Festival, Cinema Reposi Sala4, Sabato 3 Dicembre ore 21,00. Giovedì 8 dicembre 2011, ore 17,00, Iris Tv.