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Gossip

Creato il 17 luglio 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

Gossip
Allora, da dove cominciare? E’ un grattacapo non da poco, credetemi. Insomma, io non vorrei tirarla troppo per le lunghe; il fatto è che non so proprio da che parte cominciare, perché dovrei parlare d’un mio amico, ma questi è un rompiscatole come pochi, quindi mi tocca di cercare delle parole che non gli diano troppo fastidio se mai dovesse imbattersi in questo scritto. Ad ogni modo ci provo, al massimo, il peggio, che rischio, è che mi sbatti la porta in faccia. E non credete che non faccia male una porta sul mio naso, che è lungo, non dico come quello di Pinocchio, ma poco ci manca. No, non pensate male. Non sto per raccontarvi delle bubbole, è solo che io il naso ce l’ho grosso sul serio. Mica ci posso fare niente se è grosso! Meglio che lasci perdere: sembra che stia improvvisando un numero per il cabaret, quando invece sono molto ma molto serio, anche se non sembrerebbe.
Dunque, un mio amico stava con una tipa. Bene, fin qui tutto semplicemente normale per non dire banale, ma il bello, o brutto – dipende dai punti di vista -, viene dopo che si sono messi insieme. Allora, dicevo, poi sono accadute delle cose, ed allora questo mio amico ha cominciato ad alzare un po’ la voce, e lei si è offesa non per il tono di voce, ma per la voce. Insomma ha preso ad odiare la voce. Solo che questo mio amico mica l’aveva capito, così ha continuato a volerle bene ma tacendo. Però lei odiava anche il suo silenzio, solo che questo mio amico non l’aveva capito. Alla fine si sono separati. Tuttavia questo mio amico mica l’aveva capito che si erano separati. Ed allora ha continuato a tenere tutte le sue porte aperte. Un giorno lo incontro ch’era tutto giù, triste come un boia d’un Giuda, e gli chiedo cosa stava combinando, e lui, come fosse la cosa più naturale del mondo, s’accende una sigaretta e sbuffa. Ecco, era orgoglioso. Mi dice, alla fine, dopo che l’ho ubriacato ben bene di parole e birra, che non aveva capito un cazzo e che adesso stava proprio male, ma che lui non voleva stare male, perché… Be’, il perché non lo sapeva. Non lo sapeva sul serio, e però questo particolare non l’assolve: sempre stronzo rimane. Così gli ho consigliato di cominciare a chiudere un po’ di porte. Ne ha chiusa una alla volta, impiegandoci un po’ di tempo. Alla fine c’ha preso gusto a chiudere le porte che aveva lasciato aperte per lei. E ogni giorno ha cominciato, vizioso come una scimmia, a chiudere altre porte che manco sapeva d’aver lasciato aperte: e prese a sbatterle, così, perché gli andava di farlo.
L’ho incontrato qualche giorno dopo e c’aveva sù un sorriso a trentadue denti. Gli ho chiesto se l’aveva sentita ancora, e lui ha scosso la testa. Gli ho ancora domandato come si sentiva, ed ha sorriso. Allora, seccato, gli ho domandato se si sentiva libero. E lui se la ride: “Libero! Sì, libero. Sai non avevo capito che sempre ero stato libero. Che m’ero preso bene solo io e lei niente. Solo che ero troppo orgoglioso per ammetterlo.”

Se ci sia una morale in questa storia, davvero dir non so. Fatto sta che questo mio amico ha preso a fumare poco, molto poco, quasi ha dimenticato le sigarette. In compenso ha preso un altro vizio: beve come una spugna. Già! Acqua minerale naturale. Forse lo preferivo prima, quando sbuffava fumo e si rintronava con la birra, ma non posso dire che sia cambiato. E’ solo che ha imparato la lezione e cerca d’esser un po’ meno stronzo. Non che sia un grande risultato, ma è pur sempre meglio di niente.


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