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GOTV: “Get out the vote”

Creato il 19 ottobre 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

ESCLUISVO: “Behind the scenes” è una nuova rubrica di The Freak, grazie ad un corrispondente top secret che dall’America seguirà la campagna elettorale di Barack Obama. E ci racconterà i dietro le quinte, quello che i giornali non scrivono e la gente non sa.

18/10/2012

Le tre fasi della campagna elettorale sono la “persuasione” (durante l’estate), la “registrazione” (si registrano i votanti fino all’ultimo giorno disponibile, che varia di stato in stato ma che in genere è ai primi di ottobre) e il “voto” (GOTV, in cui si esercita la massima pressione per convincere i cittadini a votare nelle ultime due settimane).

GOTV è l’acronimo di “Get out the vote”. È il momento in cui tutto il lavoro dei mesi precedenti, la raccolta dei dati, l’educazione dei volontari, la creazione delle “squadre” e le centinaia di migliaia di telefonate fatte devono dare i loro frutti. All’inizio di ottobre, l’ufficio centrale dello stato pullula di volontari. Nel cosiddetto “bullpen”, la grande sala piena di tavoli, siedono almeno trenta persone, costantemente al telefono e al computer. Oltre a telefonare ai votanti negli stati-chiave, cercano volontari per gli ultimi giorni della corsa.

Quando – in una riunione – ci illustrano le cifre dell’estate, scopriamo con orgoglio di aver già superato i numeri del 2008. Tanto per dare un’idea, abbiamo fatto due milioni di telefonate…

Nelle città, la campagna elettorale organizza e prepara un piccolo ufficio in ogni quartiere: in ciascuna di queste “location” (orribile “anglofonismo” che usano gli italiani a sproposito, eppure in questo caso molto appropriato) ci sono alcuni telefoni fissi, una linea wi-fi e posti per una ventina di volontari. Sono anche vicini ad una strada principale, perché devono fungere da luoghi di “lancio” dei pullman di volontari diretti negli stati in bilico. Ogni membro permanente della squadra di quartiere ricopre un ruolo ben preciso e definito: c’è chi si occupa di organizzare i bus, chi “allena” i telefonisti, chi provvede agli snack e alle bibite. Per tutte le quattro giornate (3-4-5 e 6 novembre), per 13 ore al giorno, i volontari si alterneranno ai telefoni e nei viaggi verso gli stati chiave.

Tutti gli sforzi della campagna elettorale, tutta la tensione, tutte le notti passate a snocciolare cifre e a contare i volontari sono propedeutiche a questi ultimi quindici giorni. C’è un training apposito per noi, che dobbiamo guidare queste squadre in modo manageriale, efficiente e senza commettere errori. Ci insegnano come dobbiamo risolvere i problemi, come dobbiamo convincere i nostri volontari a partecipare a questa stressante cavalcata, come dobbiamo raccogliere le informazioni e i dati in tempo reale, in modo da poter aggiornare il database con i dati di chi ha già votato. In alcuni stati, dove esiste il voto anticipato, bisogna chiamare già da ora per stimolare i cittadini a recarsi alle urne in anticipo, facilitando il lavoro nei giorni cruciali; in altri stati, dove il voto anticipato non è possibile, si prepara il terreno per la maratona del 6 novembre, in cui avremo solo poche ore per telefonare ai votanti e convincerli ad andare alle urne.

Gli sforzi si concentrano essenzialmente sulle persone che votano per il Presidente, ma che non sono particolarmente intenzionate ad andare alle urne: il nostro compito è – letteralmente – tirarli giù dal letto e mandarli a votare. Una squadra di 2000 avvocati volontari presiederà i seggi per evitare che zelanti funzionari (repubblicani) impediscano il voto alle categorie deboli: in America, succede anche questo.

L’eccitazione è palpabile e la tensione nervosa è talmente alta che spesso volano parole grosse. Ci sono ruoli da distribuire e persone da reclutare. La sera, vado a dormire distrutto e felice. Domani toccherà a Barry – nel dibattito contro il cattivo mormone – dimostrare di che pasta è fatto.


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