L’articolo seguente vuole sottolineare come, sulla stessa linea di svariate previsioni di enti sovranazionali, anche nell’ultimo bollettino economico pubblicato da Banca d’Italia – la nostra banca nazionale-, le euforiche previsioni di crescita paventate dal Governo Letta per i prossimi anni sono da ridimensionare.
Il bollettino è molto chiaro su alcuni punti fondamentali:
⦁ La crescita nel 2014 non sarà dell’1%, come annunciato dal governo, ma solo dello 0,7%;
⦁ La disoccupazione tenderà ad aumentare, dal 12,7% attuale, sia nel 2014 al 12,8%, che nel 2015 al 12,9%, aggravando così la situazione;
⦁ La grossa fetta dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, cavallo di battaglia del Governo, non verranno utilizzati per nuovi investimenti e quindi per rilanciare l’economia, ma verranno usati dalle imprese per ripagare i debiti accumulati in questi anni;
Il governo ha fretta e brama di dimostrare che il lavoro effettuato fin ora e i sacrifici, degli italiani, stanno dando i loro frutti. Ma le bugie hanno le gambe corte e i dati non mentono.
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C’è qualcosa di incredibilmente ansiogeno nei frenetici e continui tentativi del Governo Letta di annunciare la ripresa economica nel nostro Paese.
Esattamente com’era successo per la questione dell’abbassamento delle tasse, anche per quanto riguarda la ripresa e la crescita del Pil, il Governo sembra fremere nel dare buone notizie, ottime notizie, forse anche troppo.
Si, perché dopo l’FMI (Fondo Monetario Internazionale), la BCE (Banca Centrale Europea) e l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), ora ci si mette anche la Banca d’Italia a sottostimare le previsioni di crescita che il Governo ha elaborato nella Nota di Aggiornamento al Def (Documento di Economia Finanziaria) dello scorso settembre.
A fronte delle previsioni governative di una crescita del Pil del 1% per il 2014 e del 1,7% per il 2015, pochi giorni fa Bankitalia, con la pubblicazione del bollettino economico 1/2014, si è accodata alle previsioni dei tre istituti sovranazionali, prevedendo per quest’anno una crescita dello 0,7% e per l’anno prossimo del 1%.
Oltre alla crescita del Pil le a dir poco rosse aspettative del Governo vengono ridimensionate anche per quanto riguarda l’occupazione. Bankitalia prevede un aumento del tasso di disoccupazione che passerà dal 12,7% di oggi al 12,8% per il 2014 al 12,9% nel 2015.
Per quanto riguarda invece i redditi reali disponibili per le famiglie l’Istituto di Palazzo Koch (sede della Banca d’Italia), sfoggia un moderato ottimismo, sottolineando una ripresa del reddito reale disponibile dell’ 1.5% nel biennio 2014-2015, dopo un calo di 8 punti nell’ultimo quinquennio, dovuto al: “venir meno dell’esigenza di correzione dei conti pubblici, e dal calo dell’inflazione”. Proprio per questo Bankitalia stima un lieve miglioramento per le spese delle famiglie che sono comunque destinate a rimanere basse.
Ora, anche l’occhio del più semplice osservatore, noterà l’incongruenza dell’ottimismo della nostra Banca nazionale nel prevedere un aumento dei redditi reali delle famiglie con un, seppur lieve, miglioramento dei consumi, mentre il livello di disoccupazione continua a peggiorare.
Dal punto di vista delle imprese il bollettino evidenzia come quest’anno sarà segnato da un ritorno agli investimenti, dovuto in particolare al già citato miglioramento delle prospettive della domanda, alla maggiore disponibilità di liquidità per effetto dei pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche e una “graduale normalizzazione delle condizioni di erogazione del credito.”
Ma anche in questo caso, l’ottimismo va preso con le molle. Come si può trovare sul sito del Tesoro, alla data del 29/11/2013, i pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione ammontavano a 16.3 miliardi di euro, come si nota nella tabella sottostante basata su di un’indagine condotta sulle imprese creditrici, dei 16.3 miliardi di euro di pagamenti solo una fetta piccolissima, il 3,2%, verrà utilizzato per gli investimenti, mentre al maggior parte servirà per pagare debiti di vario genere.
Fonte: BankItalia
Le previsioni di crescita elaborate da Bankitalia, anche se più realistiche di quelle previste nel Def dello scorso settembre, appaiono ancora troppo ottimistiche. Il quadro appare ancora più fosco se si tiene conto del fatto che, nel 2013, per centrare l’obiettivo di deficit/Pil al 3% il governo ha adottato delle strategie che avranno conseguenze sul 2014. Per non parlare dell’entrata in vigore del Fiscal Compact che dal 2015 impone la riduzione della parte eccedente il 60% del PIL in ragione di un 5% annuo.
Temiamo, a differenza dei trionfali annunci del governo, che il 2014 si rivelerà come l’ennesimo anno di manovre correttive e di probabile aumento delle tasse, allontanando così ancor di più la ripresa dell’economia. Quella vera però.