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Goya

Creato il 11 dicembre 2015 da Nebbiadilondra @nebbiadilondra

Che Francisco de Goya (1746-1828) fosse un mago del pennello non è una novità. I suoi dipinti sono capolavori di tecnica, oltre che brillanti spaccati di storia sociale e nel corso degli anni le mostre dedicate al Goya pubblico o privato, giovane o vecchio, alle Pitture Nere, ai disastri della guerra e di recente, quella del Courtauld dedicata alle Streghe e vegliarde che popolano i suoi album privati si sono moltiplicate. Ma questa della National Gallery e’ la prima dedicata interamente ai suoi ritratti, così nuovi e audaci.

Il linguaggio cambia da persona a persona, diventando di volta in volta morbido e gradevole o incisivo e grafico, reso con pennellate dense e compatte o larghe e sciolte, come quelle del Modernismo che Goya presagisce. E questo è vero soprattutto per gli autoritratti, in cui il nostro pittore sembra assumere molteplici personalità.

Self-Portrait Before an Easel, 1792-5 © Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Self-Portrait Before an Easel, 1792-5 © Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Il realismo senza filtri di Goya fa sì che i suoi ritratti siano di volta in volta bizzarri, poco lusinghieri, volutamente imbarazzanti, persino apertamente sconcertanti. Goya era il ritrattista di corte (il primo dopo Velázquez ad ricoprire questo ruolo) e, considerato che il suo lavoro era dipingere la famiglia reale spagnola e gli aristocratici che la circondavano nel modo più lusinghiero possibile, i soggetti da lui dipinti trasudano psicologia e personalità – cosa alquanto insolita per l’epoca. Ma adulazione era un’anatema per Goya e nei suoi quadri totalmente privi dell’abituale tendenza al “ritocco”allora così in voga tra le classi elevate, un naso a patata sarebbe rimasto tale, indipendentemente dalla posizione sociale del proprietario. Quando ritrae La famiglia di Carlo IV, Goya pone la figura della regina Maria Luisa di Borbone-Parma al centro della composizione, in quanto agli occhi del pittore (e non solo ai suoi) era lei a rappresentare la vera potenza della famiglia reale, non Carlo IV che il pittore sembrava considerare un po’ lento di comprendonio, ma per cui  sembra avere una certa simpatia.

Francisco Goya Portrait of the Duke of Wellington

Francisco Goya Portrait of the Duke of Wellington, 1812–14. National Gallery, London

Quando Goya ammira e rispetta un personaggio, lo si vede chiaramente. Il Duca di Wellington , che entrò a Madrid nel 1812 acclamato dalla gente, ci guarda con occhi attenti. Abituata come sono all’altera versione di Thomas Lawrence, devo dire che il duca qui sembra incredibilmente umano – una nervosa energia compressa dietro quegli occhi grandi, quasi tondi spalancati sul mondo che tutta l’attenzione è nel viso, mentre le sue medaglie e sono appena accennate.

Francisco Goya, General Nicolas Philippe Guye 1810 © Virginia Museum of Fine Arts

Francisco Goya, General Nicolas Philippe Guye 1810 © Virginia Museum of Fine Arts

Lo stesso si può dire dal ritratto di General Nicholas Philippe Guye, uno dei generali più prestigiosi di Napoleone, Guy era arrivato in Spagna per assumere il governo di Siviglia e combattere la guerriglia spagnola e che nel ritratto di Goya è vivo e pulsante, con le labbra socchiuse lo sguardo pensoso sotto un ciuffo di riccioli scuri. Mi sembra chiaro che Goya ha per questi due uomini un grande rispetto.

Portrait of Ferdinand VII, Francisco Goya, 1814. Museo del Prado, Madrid, Spain

Portrait of Ferdinand VII, Francisco Goya, 1814 Museo del Prado, Madrid, Spain

Al contrario Ferdinando VII sembra la caricarture di uno gnomo vestito da Re per Carnevale. Il suo disprezzo per il fautore della Restaurazione spagnola è palpabile. Paradossalmente pare che il sovrano avesse apprezzato il ritratto. Stupidità o senso dell’Umorismo? A voi la scelta…

Londra// fino al 10 Gennaio 2016

National Gallery

nationalgallery.org.uk


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