Grace di monaco

Creato il 17 maggio 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Come tratta male il cinema le principesse. Se Diana era inverosimile, Grace è deludente

Il titolo del film dice tutto: Dahan si concentra su Grace, ma non riesce a servire allo spettatore una pellicola che trasudi emozione, compassione o empatia.

1956, Grace Kelly lascia Hollywood per sposare il principe Ranieri ed entrare nell’alta società monegasca. Sei anni dopo il matrimonio è messo in crisi dagli affari di stato, che vedono De Gaulle esigere dal Principato tasse arretrate, minacciando l’annessione forzata. Nel mentre Hitchcock giunge a Monaco per proporre a Grace di partecipare al suo ultimo film Marnie e la proposta la fa vacillare. A quel punto Grace dovrà scegliere se rimanere al fianco del marito o lasciarsi attrarre dalle sirene hollywoodiane.

Sarebbe troppo facile giocare sull’epiteto dato a Grace Kelly da Alfred Hitchcock (ghiaccio bollente) e confrontarlo con le sensazioni che provoca la pellicola  nello spettatore seduto in sala (algida insoddisfazione). Difatti Grace di Monaco è un prodotto che non soddisfa e che si perde progressivamente nelle discutibili scelte registiche di Dahan (primi piani tremolanti e voluta inespressività recitativa). Il risultato è un film che rimane pericolosamente a metà strada tra il thriller (poco convincente) socio-politico, il dramma esistenziale e il melò d’antan. Difatti Grace di Monaco è un ibrido senza capo né coda,per nulla irriverente e drammaticamente finto. Infatti soffrendo l’ingombrante figura di Nicole Kidman, l’opera che ha aperto Cannes 67 è l’ideale cartina tornasole di una vita all’insegna della favola costruita a tavolino, copione alla mano ed etichetta da rispettare. Insomma nulla più di un ruolo da interpretare, da seguire a regola d’arte. Una prova d’attrice, che vede la Kidman all’opera (tra uno sguardo indispettito e uno rasserenato) rispettivamente nel ruolo della moglie rigorosa e fiera di essere a fianco del marito Ranieri (uno svogliato Tim Roth) nella battaglia contro De Gaulle, in quello della viziata vittima di una gabbia dorata e in quello di portatrice sana di “peace & love”.

Tra una frase a effetto, un discorso impeccabile, e terribilmente stucchevole, e una sequenza evocativa, Grace di Monaco si fa strada verso una conclusione che mostra il fianco a tantissimi dubbi  e a un’insoddisfazione diffusa. Pellicola che delinea Grace Kelly come un’icona costruita, Grace di Monaco appare come una gigantesca (e malriuscita) operazione commerciale (non importa come se ne parli, purché se ne parli) che non restituisce nulla allo spettatore, ma solo l’ostentata dimostrazione di Dahan di conoscere ed essere in grado di romanzare la storia. Purtroppo tra tutto ciò e il riuscirci degnamente ce n’è di strada da fare.

Uscita al cinema: 15 maggio 2014

Voto: *


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