Anno: 2014
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 103′
Genere: Biografico
Nazionalità: USA, Francia, Belgio, Italia
Regia: Olivier Dahan
Data di uscita: 15 Maggio 2014
Cannes 67 non si può dire sia sia aperto alla grande, tra fischi e qualche timidissimo applauso. Ma la reazione a Grace di Monaco, il film di Olivier Dahan (La vie en rose che diede l’oscar a Marion Cotillard) con Nicole Kidman che è arrivato nelle sale subito a ridosso del red carpet, è tutto sommato meritata.
Dahan racconta il momento in cui Grace Kelly, già principessa di Monaco, comincia a dubitare del proprio ruolo: Hitchcock gli offre la parte principale in Marnie e lei vuole tornare a recitare, oppressa dall’etichetta, dalle responsabilità, dalla crisi che il marito (un ottimo Tim Roth) cerca di gestire con il governo francese. Scritto da Arash Amel, Grace di Monaco è la versione XX secolo delle storie di Sissi, l’imperatrice austro-ungarica interpretata negli anni ’50 da Romy Schneider, con tutto il suo seguito di intrighi di corte, tracce di femminismo resistente o attivo, melodramma e patina glamour, più tutto il corollario moderno di tv, cinema e media vari.
A renderlo però freddo è una drammaturgia da film per la tv americana (non dei migliori, tra l’altro) e una regia con rare idee al di fuori della messinscena agiografica della fiction targata RAI, a cui si lega un’idea della Storia che cerca di alternare romanzo e rotocalco, la tensione e il pettegolezzo, risultando inadeguata (come la sottotrama spionistica abbastanza imbarazzante).
Se il tentativo era quello di ricreare una narrazione e uno stile che guardassero al cinema degli anni ’50 e ’60, Dahan fallisce proprio nel costruire il rapporto con il pubblico che permeava quei film: e non ci può riuscire di certo un’attrice ormai poco vivace come Kidman, affettata e ingessata, a cui il regista dà ogni occasione per emergere – lunghissimo monologo finale al ballo di corto incluso, come da tradizione – ma da cui riceve il minimo sindacale.
Emanuele Rauco