Premetto che il libro l’ho letto in inglese e so che ci sono delle differenze nelle due versioni (vedi recensione di Diana).
Katsa… ci dev’essere qualcosa di speciale nei nomi che iniziano per K (Katsa in Graceling, Katniss negli Hunger Games e Kate nella serie di Ilona Andrews), perchè queste eroine sono tutte davvero “cazzute”, hanno personalità e mezzi per cavarsela in ogni situazione.
L’idea di Cashore di costruire un fantasy “tradizionale” senza vampiri, mostri, maghi, animali parlanti ma intorno al concetto di “grazia” mi è sembrata geniale.
I Graceling sono fondamentalmente umani con due occhi di colore diverso e “abilità” particolari.
Katsa è di nobili origini, la sua grazia? Uccidere. Questo significa che è rispettata e temuta in tutti i sette regni, tuttavia il suo dono è anche la sua maledizione.
Suo zio (il Re) la manipola da quando è piccola costringendola ad uccidere i suoi nemici, ora però ha raggiunto il limite, ogni volta che deve spezzare un collo si sente nauseata, non riesce più a commettere atti di violenza che potrebbero essere evitati.
Insieme a suo cugino Raffin ed altri amici crea un concilio, una sorta di società segreta, la missione è quella di impedire che i Re commettano ingiustizie a spese dei cittadini.
Katsa non ha paura di sporcarsi le mani, è uno spirito libero, una guerriera capace di sopravvivere in tutte le circostanze, intelligente, acuta, non è cinica, tutt’altro, è un animo gentile ma mai sdolcinato.
E poi c’è Po.
Po è un Graceling, Principe di Lienid, il mondo lo crede un guerriero, in effetti è l’unico che rappresenta una vera sfida per Katsa. Quando il concilio salva il nonno di Po, che è stato rapito, ed inizia ad investigare sulle ragioni del rapimento, anche Po viene coinvolto nella missione.
Po e Katsa iniziano un viaggio, un’avventura, da qui in poi non ho potuto chiudere il libro fino a quando non l’ho finito.
Mi sono presa una bella sbandata per PO, il suo buon umore, il suo coraggio, le scelte che compie, è una sorta di anti-eroe e forse per questo mi è piaciuto così tanto.
La storia d’amore di Katsa e Po è davvero speciale, Cashore è molto intelligente, riesce ad evitare stereotipi e costruire una storia “vera” (una sorpresa nel fantasy), Po e Katsa sono innanzitutto amici, dato che sono adulti ci si può aspettare anche un pò di sensualità (il che non guasta).
Attenzione agli spoilers
Perchè questo libro mi è piaciuto così tanto:
* sia Katsa che Po evolvono durante la storia, imparano a conoscersi meglio e a scoprire le loro abilità, capiscono quali solo le loro priorità, cosa è davvero importante;
* niente storia d’amore sdolcinata, tecnicamente questo libro è stato proposto in categoria YA ma la relazione tra Po e Katsa è “matura”. Io credo nei fatti più che nelle parole (o nei gesti di forma), questi due si supportano davvero nella buona e nella cattiva sorte;
* non ci sono scelte ovvie o compromessi forzati. Per carità i compromessi sono essenziali ma non se stravolgono i valori di una persona;
* è perfetto nella sua imperfezione, Katsa e Po si trovano ad affrontare conseguenze importanti ma ho apprezzato il modo in cui Cashore non semplifica il tutto con qualche “trucco letterario”;
L’unico appunto è che la psicologia del cattivo non è stata ben sviluppata, il sadismo è un elemento che mi interessa parecchio ma a mio parere non gli è stato dato abbastanza spazio.
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Il mio voto: 5/5
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