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Per qualche strano motivo, sembra che per i ragazzi di oggi non esista altro modo di esprimersi se non quello di scarabocchiare i muri. Si definiscono artisti ma il loro concetto di arte è decisamente limitato. La storia dell'arte non la studiano. E quindi non la rispettano. Non hanno rispetto per niente e per nessuno. Hanno una bomboletta in mano e questo basta. Con quella in mano si sentono liberi. Liberi di scrivere su qualsiasi superficie che si presti allo scopo. Scrivono sulle chiese, sugli edifici storici, sui cartelli turistici. E hanno la faccia tosta di definirsi artisti. Questo è uno dei muri perimetrali che dividono il Liceo Classico Platone dalla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Roma3. Lo stesso muro immortalato qualche giorno fa nel post "sQuola di degrado". Un muro grigio come tanti, subito preso d'assalto dai ragazzi con la bomboletta in mano. Ma com'è stato riempito questo muro? Non un disegno, non un murales, niente che contribuisca a riqualificare l'ambiente. Solo una serie confusa di firme e lettere senza alcun senso. Lettering di bassissima qualità. Un'esercitazione forse. Lo spirito di emulazione fa si che il primo deficiente che passa si metta lì a scarabocchiare i muri. Le cose non vanno meglio girando l'angolo. Scarabocchi confusi, scritte su scritte, una sull'altra. Un groviglio selvaggio senza capo né coda. Non c'è nulla di artistico in queste scritte. E' vandalismo allo stato puro. Il writing a Roma non ha portato nessun valore aggiunto. Solo un danno economico di centinaia di milioni di euro. E una generazione di vandali che hanno rovinato questa meravigliosa città. Faremo piazza pulita dei loro scarabocchi.
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