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Graham Parker ha una personalità grande così, di quelle che come sale sul palco ed imbraccia la chitarra lo occupa tutto. Come parte con Watch The Moon Comes Down (da Stick to Me, 1977) ci accorgiamo che ha ancora una gran voce, più piena e profonda rispetto ai giorni della gioventù. La ballata incalzante di Don't Tell Columbus (2007), la seconda canzone, è anche il miglior brano del concerto, assieme ad una intensa Old Soul (dal recente Three Chords) che non fa rimpiangere l'originale.
Scopriamo che Parker è anche simpatico, un entertainer ricco di storie e di battute che ci ha divertito durante l'excursus delle canzoni di una vita. Can't Take Love For Granted (da The Real Macaw del 1983) e Stop Crying About The Rain ancora dall'ultimo ci confermano che la sua voce calda e la chitarrona acustica dal suono potente (Eleonora mi dice che è una Gibson) non fanno rimpiangere il fatto che per lo show il cantante non si sia portato dietro la band, i fantastici Rumour appena ritrovati. Tutte le canzoni meno recenti sono suonate in moto sottilmente diverso, in una chiave più consona al cambiamento della voce.
Anche se il rock nervoso di Parker non nasce per un set acustico, il musicista non è nuovo a questo tipo di show, tanto che nella discografia ufficiale sono almeno due i dischi registrati completamente da solo, Live Alone in America e Live Alone! Discovering Japan -- ma per onore di cronaca devo dire che lo show di Ferrara è di una spanna superiore ad entrambi.
Scherzando e intrattenendo il pubblico Parker fa una cover del rock'n'roll Pride & Joy, che conoscevo da Stevie Ray Vaughn. Ad un certo punto cambia chitarra, imbracciandone una elettrica rosa fatta costruire su misura per lui ("la chitarra rosa esalta la mia parte femminile… le donne l'adorano. Viene con l'età, imparare ad ascoltare le donne… magari non le sento ma le ascolto") e lo show diventa più simile al torrido rock'n'roll a cui ci ha abituati -- anche se inevitabilmente in questa parte dello spettacolo la mancanza del gruppo si avverte di più.
Bella la lenta Devil's Sidewalk (da The Up Escalator, 1980).
Lady Doctor (da Howling Wind, ampiamente saccheggiato), Love Gets You Twisted, Black Lincoln Continental… Lo show scorre rapido: ho contato 23 canzoni che sembrano volare. Le ultime Don't Let It Break You Down (da Mona Lisa's Sister del 1988) e l'emozionante Last Stop Is Nowhere.
Richiamato a gran voce per il bis, Graham ci intrattiene con Heat Treatment, una cover di Hold Back The Night dei Trammps, e chiude naturalmente con un'irresistibile Hey Lord Don't Ask Me Question in cui chiama il pubblico a fargli da coro.
Una gran serata, un rock caldo come una bottiglia di bourbon, uno di quei momenti che vale la pena di essere vissuti.
Eleonora Bagarotti, Graham Parker, Blue Bottazzi
P.S.: bella la voce di Alex Seel, il cantautore irlandese che ha introdotto lo show
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