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Normalmente le guide turistiche di Londra non parlano mai di Islington, un quartiere nella parte nord della città che nonostante l'insediamento di piccoli ristoranti trendy e negozietti alla moda mantiene quel carattere autenticamente piccolo-borghese se non addirittura popolare che l'ha caratterizzata nel tempo. Un quartiere non stereotipato con stradine e casette con giardino, una atmosfera rilassante, qualche negozio di dischi usati, una zona (Camden Passage) di botteghe di antiquariato, una chiesa sconsacrata, la Union Chapel, dove dentro potete trovare volantini che annunciano concerti rock, bere un caffè e mangiare una fette di torta e dove spesso avvengono "eventi" sia di carattere musicale che teatrale. Proprio a Islington sorge l'Hope and Anchor Pub, un locale resistito al tempo che negli anni settanta fu il teatro della scena pub-rock e del nascente punk. Famoso un doppio album del 1978 Hope and Anchor Front Row Festival con tutte le band emergenti del periodo: Wilko Johnson Band, Stranglers, Tyla Gang, Pirates, Xtc, Dire Straits, 999, Steve Gibbons Band. Sopra quel pub, Dave Robinson a metà degli anni settanta aprì un piccolo studio di registrazione con cui lanciare le nuove band, insieme a Jake Riviera di lì a poco avrebbe fondato la Stiff Records, una delle etichette madri della new-wave inglese. Venne in contatto con un tale Graham Parker di Cumberly Surrey che proprio in quei giorni aveva messo in piedi una band, The Rumour, con cui tentare il grande salto nel mondo del rock. Era il 1975 e Parker cercava un contratto discografico, Robinson che era il produttore di Brinsley Schwartz temporeggiò quel tanto e perse l'occasione propizia, così Between You and Me, una struggente love song ancor oggi in grado di far piangere, arrivò nelle mani di Charlie Gillett allora conduttore di uno show radiofonico alla BBC. Nigle Grainge, A&R della Vertigo, capì che non c'era tempo da perdere e portò in studio Parker con la band affidandoli al produttore Nick Lowe. Ne venne fuori Howlin' Wind ovvero una bomba, soul della periferia londinese con un tratto dylaniano (Howlin' Wind) mischiato col rockabilly (Back To Schooldays), il ritmo reggae di Brixton (Hey Lord Don't Ask Me Question) sciolto nei Rolling Stones (Soul Shoes), lo swing di una sezione R&B (White Honey) regalato ad una voce che evoca Van Morrison. Difficile fare meglio, lo chiamarono pub-rock ma è The Wild, The Innocent and The E-Street Shuffle sull'altra sponda dell'Atlantico. E' l'inizio di una storia di rock inglese poco conosciuta ma ricca di emozioni e romantica, una delle pagine del rock anni settanta a torto reputato minore, oggi ricordata da uno splendido doppio CD The Very Best of Graham Parker and The Rumour venduto allo stracciato prezzo di 12 euro e cinquanta.
Premesso che Graham Parker avrebbe bisogno di un box di almeno 5 Cd perché venga riassunta la sua intera carriera, non tutta high come agli esordi, ma The Very Best Of sintetizza con una non banale sequenza (al diavolo l'ordine cronologico) di 35 tracce il periodo Vertigo dell'artista, ovvero i suoi esordi ed il suo periodo più creativo. Non ci sono bonus tracks, tracce dimenticate, scarti, alternative take, ma solo il necessario, ciò che conta per illuminare l'inizio di una grande avventura, sottolineare la grandezza dell'artista come cantante, autore e performer e che razza di band avesse alle spalle. Qui sono sintetizzate le perle di Howlin' Wind disco d'esordio del 1976 e di Stick To Me dell'anno seguente, entrambi prodotti da Nick Lowe, del secondo album Heat Treatment , del live The Parkerilla (1978) e di Squeezin' Out Sparks il disco prodotto da Jack Nitzsche che aprì il mercato americano a Parker. Le rarità, se così si possono chiamare, si riferiscono a Hold Back The Night tratta dall'Ep del 77 The Pink Parker, alla versione promozionale di Mercury Poisoning, alle B side I Want You Back e I'm Gonna Use It Now. Più che un Very Best Of una piccola enciclopedia del primo Graham Parker con una band di prim'ordine quali i Rumour ovvero la crema di quel british rock che in quella metà degli anni settanta trovava luce in mezzo ai disastri del glam e del progressive senza confondersi col punk. Gente tosta che aveva imparato dalla musica inglese come si cantano le melodie che sollevano l'esistenza e dagli americani come si usano le chitarre e la sezione ritmica. Brinsley Schwartz un chitarrista nelle cui dita scorreva un fiume di rock n'roll e country così come li aveva ridisegnati Dave Edmunds, Bob Andrews un tastierista che sembrava arrivato da Memphis, Martin Belmont l'altro guitar man esposto alle nervose pennate del rock che si suonava nei pub a nord di Londra come l'Hope and Anchor, Steve Goulding e Andrew Bodnar la sezione ritmica che nessuno possedeva in quegli anni in Inghilterra, a meno di non chiamarsi Stones o Faces. E naturalmente lui, Graham Parker, uno che era stato flashato dalla debordante comunicativa di Dr.Feelgood in uno show a Guidford ma nel cui cuore battevano Bob Dylan, Van Morrison, i Rolling Stones, Bob Marley, il soul della Stax.
Dopo il folgorante Howlin' Wind arrivò Heat Treatment , altrettanto bello ma meno visibile perché manca Nick Lowe alla consolle (ad eccezione di un brano) e le canzoni non hanno lo stesso appeal dell'esordio. The Very Best Of offre però la possibilità di recuperare gemme come Black Honey e Fool's Gold diventati poi classici del suo repertorio, Hotel Chambermaid poi coperta da Rod Stewart ed una giamaicana Something You're Goin' Thru in linea col mood del Clapton di 461 Ocean Boulevard. Per il terzo disco, il memorabile Stick To Me , le cose si complicarono, il produttore Bob Potter avrebbe voluto orchestrazioni ed un suono “panoramico” ma in realtà niente andò come doveva, i nastri furono abbandonati nello studio finché dieci giorni prima di partire per un tour in Scandinavia, Brinsley Schwartz prese la decisione di mandare a quel paese Potter e ri-registrare il disco con Nick Lowe. La strepitosa title track testimonia come nel rock essere sotto pressione fa bene. Stick To Me è un disco formidabile, teso, nervoso, ricco di contaminazioni, con almeno cinque pezzi da novanta: l'epica Watch The Moon Come Down, le negroidi Thunder and Rain e I'm Gonna Tear Your Playhouse Down quasi un pezzo alla Otis Redding, la convulsa e punk The New York Shuffle ed una The Heat In Harlem che mischia indie occidentali e sobborghi neri americani con un pathos irresistibile, due brani quest'ultimi che dicono di come l'artista fosse vicino all'universo musicale americano. Non a caso il seguente disco in studio fu un successo negli States, quello che non ottenne il newyorchese Mink DeVille con Jack Nitzsche come produttore lo ottenne l'inglese Graham Parker, artista non così distante dalla musica di Willy. Squeezing Out Sparks è il perfetto disco new-wave di taglio americano, forse troppo appiattito sui gusti a stelle strisce e senza quella fuliggine londinese delle precedenti registrazioni di Parker. Nulla è cambiato, la band è la stessa, le canzoni funzionano ma forse c'è troppa pulizia. Parere personale, a Squeezing preferisco Howlin' Wind e Stick To Me ma è come disquisire se è più bella Charlize Theron o Scarlett Johansson. Si, perché quando parte Discovering Japan o arriva il ritmo reggae di Protection, l'invettiva contro la Disco di Saturday Night Is Dead, la preghiera soul di Passion Is No Ordinary Word e You Can't Be Too Strong col suo tono intimista e acustico fa a fette il vostro cuore, le differenze cavillose si sciolgono come neve al sole. Sono cinque delle nove tracce di Squeezing riportate in questo imperdibile The Very Best Of, solo un doppio Cd ma sufficiente a dimostrare che Graham Parker and The Rumour furono il set più emozionante (coi Clash) che il rock inglese abbia avuto nella seconda metà degli anni settanta, l'essenza della musica dell'anima trasportata sulle rive del Tamigi. Ancora oggi indispensabile.
MAURO ZAMBELLINI
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