Gramellini e il senso della vita

Da Counselor @empaticalista

Il 18 Agosto presso La Versiliana (Marina di Pietrasanta) nel ciclo di “Incontri al Caffè” è stato ospite Massimo Gramellini e con l’occasione ha presentato al pubblico presente il suo ultimo libro – Fai bei sogni; con la sua consueta apertura, ironia ed empatia ha raccontato di come sia riuscito a dare un senso alla morte della madre avvenuta in tenera età e del suo percorso interiore di accettazione.

Ha condotto Adriano Fabris, filosofo.

Per chi volesse ascoltare gli interventi per intero qui il link ai video, mentre sotto vi riporto alcuni stralci delle sue parole, sempre toccanti, sempre vere, apparentemente ovvie… Fino a quando non tocca a noi in prima persona.

“Da una parte la paura uccide sempre l’amore ma poi il pensiero della mamma mi procurava dei fremiti di rabbia mescolati a una tenerezza che sconfinava nella pena.”

- Ma perchè?  Perchè… e non perchè soltanto muore una mamma  di quarant’anni lasciando un bambino di 9, ma perchè ogni giorno accadono centinaia di altre cose atroci?[...]

- Le risposte in questi casi sono: o che Dio è cattivo o che non c’è nulla e quindi tutto è casuale… [...]

- La vita in qualche modo è anche filosofia ; io sono arrivato alla conclusione di questo mio percorso interiore… mi sono fatto le domande che tutti ci facciamo, me le sono fatte un pò prima [...] non è normale che un bambino di 9 anni si chieda perchè esiste la morte. Io me lo sono chiesto semplicemente perchè l’ho vissuta. E la conclusione che mi sono dato, a cui sono arrivato, è che invece la vita ha un senso; che tutto ciò che ci succede ha un senso e che evidentemente il senso della mia vita era quello di riuscire a dimostrare di poter evolvere, crescere, in assenza della figura di una madre. Che è una cosa terribile, una grande difficoltà… Ma ognuno, ognuno ha una difficoltà… anche la persona che apparentemente noi invidiamo di più perchè la vediamo in ottima salute, benestante, di ottima famiglia… sicuramente anche lui, noi non lo sappiamo, ma ha un enorme problema  da risolvere. Io credo davvero che noi ci incarniamo  e viviamo su questo piano  e quindi indossiamo, entriamo nella materia, con tutto ciò che questo comporta di bello e anche di brutto. Il corpo naturalmente ci permette di provare dei meravigliosi piaceri ma  ci costringe anche a delle grandi limitazioni. Il nostro spirito accetta di entrare in questa carcassa perchè deve fare qualche cosa. Io dico sempre che se noi finiamo la vita come l’abbiamo cominciata vuol dire che la vita non ci è servita a niente. La vita deve servire a qualche cosa  e cos’è che ci porta a crescere, ad evolvere? Le difficoltà.

- A cosa serve il dolore, a cosa servono  le prove… Secondo me: a sfidarci. A costringerci a tirar fuori una parte di noi che non sapevamo di avere. Le persone che crescono nella bambagia, senza avere difficoltà, senza avere mai una sofferenza di nessun genere, sono persone che non evolvono, perchè non hanno l’opportunità di evolvere.

- Il mio talento è quello di comunicare e lo uso, ognuno però ha un suo talento, secondo me questa è una cosa importante  che i filosofi dovrebbero dire di più… Ricordare che ogni essere umano ha un talento, e ha un sogno, che deve tirare fuori, è ora di spezzare queste gabbie fatte di no, no, non è possibile… non si può… Ogni volta che c’è un desiderio , una possibilità di cambiare la prima reazione è sempre: No! Non voglio cambiare, di ogni cosa io non vedo mai la possibilità… Di ogni cosa che accade, perfino di una cosa cupa come quella che stiamo vivendo adesso, cioè una  crisi di cui non vediamo lo sbocco… ma è evidente che questa  crisi può essere un’ occasione. Crisis… sapete cosa vuol dire? Crisis nel linguaggio delle sceneggiature è la svolta, già in greco voleva dire questo, la crisi è un’opportunità. Può essere l’opportunità per distruggerti come quella per evolvere; sta a te. E’ il libero arbitrio che ti porta a scegliere come affrontare … Quello che io ho provato a dire in questo libro è che non dobbiamo più dare giudizi su ciò che accade, perchè il bene e il male sono compenetrati, ciò che a noi sembra …. Noi decidiamo che una cosa è bene, che una cosa è male… ma l’universo non obbedisce a queste regole, a questi giudizi.

Secondo me quello che dobbiamo fare è prendere tutto il bene e tutto il male che vengono nello stesso identico modo. Come diceva Kipling nella meravigliosa poesia If/Se, “se tu imparerai a trattare la vittoria e la sconfitta, questi due impostori, nello stesso modo.”

(Per chi non la conoscesse la riporto per intero)

SE…
Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro!”.

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che è di più – sei un Uomo, figlio mio!

(Rudyard Kipling)


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