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Grammatica e grammatiche

Creato il 25 giugno 2014 da Spaceoddity
[L/D] Che è un po' come dire "dell'altra grammatica un anno dopo".
Grammatica e grammaticheMi trovo costretto a riformulare le mie riflessioni in merito alla possibilità di fare dell'insegnamento dell'italiano una didattica L2. Non che voglia tornare indietro sui principi che stanno dietro la mia idea, anzi, proprio quest'anno in un istituto professionale mi sono convinto dell'utilità di un simile approccio. Quello che non avevo considerato erano le "attese dei ragazzi". Le avevo ipotizzate, ma basandomi su un'esperienza che per forza di cose, al liceo classico, erano completamente diverse. E, va detto senza eufemismi, ho sbagliato.
Quello che non mi aspettavo, nella maniera più assoluta, era che l'attesa della grammatica "delle regole" si configura spesso per loro - e nel mio caso è stato così - come l'unico modo possibile per immaginarla. La cosiddetta grammatica normativa occupa i pensieri degli adolescenti (nella percentuale che dedicano alla scuola) in una forma sclerotizzata e invincibile. Niente grammatica valenziale, niente campi semantici, niente di tutto ciò che di bello si può pensare per loro di (peraltro solo in parte) innovativo ex abrupto, perché non lo riconoscono e lo rifiutano. Nel diffusissimo analfabetismo della legalità, nel rifiuto adolescenziale dei vincoli e dei dogmi, ambiscono a una grammatica che sia il più possibile normativa.
L'analisi logica è poco meno - o poco più - di un gioco enigmistico. In questa forma, e solo in questa forma, molti di loro sono disposti ad accettarne l'esistenza. Tutto il resto "è filosofia" (ed è inutile insistere sulla connotazione fortemente negativa che i ragazzi e moltissimi adulti attribuiscono al termine). Le materie esistono per essere studiate o non studiate, per essere promossi o non promossi, non per essere indagate, conosciute. Almeno per principio. Poi sta al docente riuscire a ricavare dalla routine quel binario 9 e 3/4, quelle porte magiche attraverso le quali si possa dischiudere una realtà più variegata e meno meccanica.
Ma deve essere una scoperta di scorcio, una possibilità offerta. L'imposizione di una "novità" disturba il lavoro senza beneficio alcuno, né per la classe, né per i singoli, coloro che non vogliono conoscere, ma solo eseguire. Insisto, onde evitare accuse di disfattismo (io non sono rinunciatario sul lavoro), sull'assenza di beneficio: l'approccio di molti ragazzi è operativo, da lì bisogna sempre partire, da lì e basta. Da lì si può andare anche lontano, solo che si smontino i miei preconcetti del classicista capitato per sbaglio in un luogo a lui estrane (come ex alunno e nella dimensione lavorativa). Entriamo nel contesto, sporchiamoci le mani e stiamo con questi ragazzi, anche se spesso non è facile. Poco alla volta, impareremo a capire anche loro. Non c'è altro da dire.

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