Altro che Yellow Submarine. La realtà supera la fantasia, e lo sgangherato sommergibile giallo dei Beatles somiglia sempre più ai veri battelli nucleari della flotta subacquea di Sua Maestà britannica. All’inizio di aprile, a bordo dell’HMS Astute, un ufficiale superiore è stato ucciso per errore da un marinaio. L’altro giorno alcuni segreti militari sulle prerogative di sicurezza dei sommergibili britannici (e statunitensi) sono finiti per errore su internet.
All’origine dell’incidente c’è il Freedom of Information Act (FOIA), la legge che obbliga la pubblica amministrazione britannica a permettere l’accesso agli atti ufficiali. Di norma i documenti sono consegnati ai richiedenti dopo essere stati depurati dei contenuti top secret.
Ebbene, la cattiva gestione del copia&incolla, ha permesso comunque di leggere che i sottomarini sono “Potentially vulnerable to fatal accidents”.
Il documento – si legge su GreenReport – era un assessment drawn del capo del Defence nuclear safety regulator commodore Andrew McFarlane sulle opzioni per i reattori dei sottomarini che dovrebbero rimpiazzare la flotta dei Trident, in via di dismissione.
Gli attivisti contro il nucleare avevano chiesto al Ministero della difesa di dare alcune informazioni sui sommergibili, in base alla legge sulla libertà di informazione. Il ministero ha così messo sul suo sito alcuni documenti, oscurando i paragrafi classificati.
A quanto pare, il funzionario maldestro avrebbe usato il Photoshop. Avrebbe acquisito il documento originale con lo scanner e poi tracciato una riga nera con il pennello sulle frasi top secret, prima di mettere in rete le informazioni. Il software, si sa, non rimuove del tutto il testo. Basta fare qualche ritocco e le frasi cancellate tornano visibili.
Se ne sono accorti alcuni giornalisti del Daily Star, che hanno subito avvertito il Ministero della difesa. Così i documenti sono stati rimossi dal sito.
Non è la prima figuraccia digitale dell’amministrazione britannica. Nel novembre del 2007 il governo aveva “perduto” due dischi fissi che contenevano nome, indirizzo, data di nascita, numero di previdenza sociale e coordinate bancarie di sette milioni di famiglie.
PS. I documenti – questa volta correttamente epurati delle parti sensibili – sono online sul sito del Parlamento.
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