Complessivamente, il progetto promosso da Londra avrà un costo di circa 700 milioni di sterline e coinvolgerà tre dei sei impianti gestiti dalla Drax. Secondo le stime effettuate, entro il 2020 le biomasse potrebbero soddisfare circa il 10% del fabbisogno energetico nazionale.
“L’industria del carbone ci ha fornito energia per oltre un secolo e ora vediamo una road map chiara per il nostro futuro” ha affermato il ministro per l’energia Ed Dawey.
Ma, come spesso accade, c’è un ma. Alcune associazioni ambientaliste sembrano infatti pensarla in modo diverso e smorzano gli entusiasmi.
“Forse l’Europa dovrebbe guardare in altre direzioni per riuscire a soddisfare i propri obiettivi legati alle fonti rinnovabili piuttosto che bruciare alberi importati dagli Stati Uniti”, ha commentato Scot Quaranda, direttore dell’americana Dogwood Alliance.
Questo, poiché gli impianti della Drax si avvalgono di materiale proveniente da Canada e Stati Uniti, e sotto accusa ci sarebbero i sistemi di produzione, raccolta e lavorazione del legno utilizzato per creare il pellet.
Inoltre, sempre secondo gli ambientalisti anglo-americani, va considerata anche la quantità di CO2 derivante dalla raccolta e lavorazione del legno oltre a quella prodotta per trasportare il pallet da un continente all’altro.
Obiezioni che, a parere di ci scrive, sono sensate e vanno tenute in considerazione. Tuttavia, credo anche che il modo giusto di procedere sia quello di proseguire sulla strada intrapresa, ovviamente migliorandola ove possibile, anziché bloccare qualunque passo avanti in nome di una purezza, anche ideologica, che non produce nessun risultato se non quello di perpetrare lo status quo.
[foto da bioenergyitalyblog.it]