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I Gran Torino propongono un secondo album, dopo l’esordio del 2011 con “grantorinoProg”. Sono passati un paio di anni - l’uscita è di alcuni mesi fa - ed ecco l’evoluzione, “Fate of aThousand Worlds”, prodotto dall’etichetta MUSEA. La musica contiene in se il concetto di viaggio; è unica la sua capacità di esser mera compagnia, che ci scegliamo a completo piacimento, così come appare elemento essenziale per i nostri journeys mentali, attraverso ere, spazi, stagioni, stili… si ritorna bambini o si fa il passo opposto, estremo, basta decidere. Il viaggio è anche il tema del nuovo lavoro dei Gran Torino, che nell’occasione dipingono gli accadimenti di Velasquez, un uomo dotato di enormi poteri a cui è stata affidata una missione, quella di conquistare tutti i pianeti dell’universo, azione che provoca un aumento di energie derivante dalla distruzione di tutto ciò che si trova davanti. Ma è un uomo triste, capace di sconfiggere chiunque, ma impossibilitato nel comunicare. E nel suo iter distruttivo il dialogo interno cresce, e il vuoto che lo attanaglia trova un po’ di pace solo per un attimo, quando incontra l’amore, su un pianeta appena scoperto. Sarà però un breve momento perché un allarme improvviso lo porterà lontano, ad una distanza di sicurezza, e da quella posizione potrà osservare l’esplosione che solleciterà la sua memoria: era quello il suo pianeta, distrutto alla sua nascita. Non solo un viaggio nello spazio quindi, ma anche nel tempo, in un percorso fatto di solitudine e tristezza, immerso in un mare di stelle. Il racconto è di Paolo Gadioli, e il significato appare spaventosamente attuale, se solo si riesce a focalizzare l’attenzione sull’incapacità tipica della nostra epoca di tessere relazioni corrette, immersi come siamo nella tecnologia che ci aiuta solo nell’invio del messaggio, senza che resti mai il tempo e la voglia di attendere una risposta, incapaci di chiudere il cerchio; evoluzione, potenza, ed energia, in questi giorni - e in questo racconto musicato - trovano un unico sinonimo: isolamento. Questo piccolo riassunto era necessario, perché la proposta dei Gran Torino è strumentale, e per entrare in sintonia con chi ha creato musiche riferite ad uno svolgimento letterario, creandone quindi la colonna sonora, occorre un minimo di informazione di base. I titoli da soli non bastano per raccontare una storia, ma unendo le varie componenti - tra cui lo splendido art work tipicamente seventies - il profumo del disco cresce lentamente. I sistemi utilizzati per comporre sono molteplici, ma credo che provare a tradurre i pensieri e le immagini in una musica che possa dare significato coerente, senza utilizzo di liriche sia atto complicatissimo, carico di responsabilità, ma affascinante. Cinquantatrè minuti, suddivisi su dieci tracce, sono quelli che servono a questa giovane band per compiere… la loro missione. Vediamo i loro nomi e ruoli. Alessio Pieri alle tastiere, Fabrizio Visentini Visas al basso, Gian Maria Roveda alla batteria e Leonardo Freggi alle chitarre.
L’idea di passare messaggi importanti senza l’utilizzo di testi è ambiziosa, ma la scommessa appare vincente. Dal sito di riferimento si apprende come le esperienze passate siano state molto varie e diverse per i singoli componenti, e l’attuale formula appare quindi come la migliore sintesi possibile, che ha come zoccolo duro il rock, ma che recupera la difficoltà esecutiva della musica progressive prima maniera, non sfociando mai nell’autoreferenzialità e nella bellezza superflua, ma ricercando uno stile personalissimo fatto anche di melodie capaci di sposarsi ad una potenza fuori dalla norma. La sfida è forse proprio questa, il tentativo di inventare il nuovo attraverso l’antico, filtrato dal vissuto e dalla didattica, che evolvono di pari passo e hanno anche a che fare, anche, col DNA, e quindi col talento. Non c’è tregua, non c’è sosta, solo un attimo intimistico dedicato ad “Arida”, ma il sound è potente, almeno quanto Velasquez, il ragazzo delle stelle. Abbastanza facile e usuale appiccicare un’etichetta e un nome di approssimazione, ma onestamente non riesco, in questa occasione, a fornire immagini chiare che riportano al conosciuto, e credo sia questo un primo successo per i Gran Torino, immersi in una nicchia musicale che potrebbe dare loro grandi soddisfazioni. E anche questo è da considerarsi un viaggio… La musica proposta a fine post permetterà di delineare meglio il quadro che ho provato a descrivere. http://www.grantorinoband.it/
Le tracce… 1. Child of the Stars (6.46) 2. Absolute Time (5.17) 3. The Battle of Velasquez (5.23) 4. Dead Suns (6.25) 5. The Fog of Time (5.36) 6. Empty Soul (5.07) 7. Arida (4.24) 8. The Short Dream (5.22) 9. End of a Planet (5.50) 10. Fate of a Thousand Worlds (4.40)
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