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Granchio "yeti" fertilizza il proprio cibo agitando le chele

Creato il 05 dicembre 2011 da Zonwu

Granchio

Il "granchio yeti" (Kiwa puravida) è una specie del tutto particolare: sopravvive a profondità di circa 1000 metri in prossimità di sorgenti idrotermali oceaniche, ed è in grado di farlo grazie ad un particolare rapporto simbiotico con alcuni batteri.
Il K. puravida è la seconda specie mai scoperta appartenente al genere Kiwa, ed è stata identificata solo nel 2006 nelle acque del Costa Rica. "E' stata una grande sorpresa" spiega Andrew Thurber, ecologo marino che ha scoperto questa specie di granchio yeti. "Se ne trovano a tonnellate, non sono piccoli, e si trovano a sei ore di navigazione da uno dei principali porti della Costa Rica".
Il K. puravida, oltre al suo particolare aspetto, ha anche una caratteristica che lo rende un granchio unico nel suo genere. Durante una delle immersioni di Thurber volte allo studio dell'ecosistema delle sorgenti idrotermali caraibiche, il pilota del sommergibile scientifico si è accorto che i Kiwa puravida agitavano le loro lunghe zampe munite di chele nei punti in cui venivano emesse alte concentrazioni di metano e acido solfidrico.
"Quando ho osservato quel comportamento, 'sconcertato' sarebbe il termine giusto per esprimere come mi sono sentito" spiega Thurber. Grazie al braccio robotico del sommergibile è stato possibile prelevare un esemplare di K. puravida e portarlo in superficie, dando modo al team di Thurber di studiarlo nel dettaglio.
Le setole che ricoprono le chele e il corpo di questo granchio sono letteralmente ricoperte da uno strato di batteri in grado di estrarre energia dai gas inorganici emessi dalle bocche idrotermali. Più i batteri proliferano, più i Kiwa puravida prosperano: filtrano la colonia batterica che li ricopre tramite particolari setole nella bocca, ottenendo tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.

Thurber ha confermato che i batteri che ricoprono questa specie di granchio yeti siano la loro fonte primaria di cibo. L'analisi degli isotopi del carbonio e degli acidi grassi nell'organismo dei granchi ha stabilito che la dieta di questi crostacei sia basata su batteri di profondità, piuttosto che su plancton fotosintetico. "Abbiamo mostrato in modo chiaro che questa specie non uta l'energia del sole come sorgente primaria di cibo. Usa l'energia chimica proveniente dal fondo del mare".
I batteri che vivono sui K. puravida sono del tutto simili ad altri batteri già noti per proliferare nei pressi di sorgenti idrotermali. "Sembra che i batteri possano utilizzare i camini come pietre miliari per creare una popolazione globale capace di consumare l'energia emessa dalle sorgenti".
Secondo Thurber, i K. puravida agiterebbero le loro chele sopra alle bocche idrotermali per fornire più nutrimento ai batteri che li ricoprono: agitando l'acqua attorno ai batteri, contribuiscono ad arricchire la scorta di ossigeno e di gas solforosi di cui questi microrganismi si nutrono. "La 'danza' dei granchi è straordinaria e comica" spiega Cindy Van Dover, ecologa marina del Duke University Marine Laboratory. "Non abbiamo mai osservato in precedenza una strategia di questo tipo".
I K. puravida non sono gli unici crostacei a nutrirsi dei batteri che prosperano nelle vicinanze di sorgenti idrotermali: il granchio Shinkaia crosnieri e il gambero Rimicaris exoculata sono anch'essi ricoperti di batteri che utilizzano per nutrirsi.Ma i Kiwa puravida sono i primi crostacei a dimostrarsi capaci di fertilizzare la loro sorgente di cibo. "Questo ci dimostra che sappiamo troppo poco della vita di profondità, e quanto possiamo ancora trovare e proteggere man mano che l'esplorazione sottomarina indaga queste aree".
"Yeti" Crabs Farm Food on Own Arms—A First

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