Grande paura e straordinario recupero
Raramente capita di vivere sedute di Borsa come quella odierna a New York, vale proprio la pena di raccontarla tutta e commentarla, ma il mio consiglio, cari lettori è quello di non limitarsi a fare delle valutazioni a caldo, ritengo si debba riflettere su quanto è accaduto oggi anche nei prossimi giorni, a mente fredda.
Comunque, riavvolgiamo il nastro partendo dalla chiusura delle contrattazioni della vigilia. Wall Street aveva terminato la giornata con i tre indici principali che facevano registrare variazioni contenute, ma in recupero rispetto alla prima parte della seduta.
Nel dopoborsa il recupero era continuato, ma si trattava comunque di variazioni molto limitate, nella notte i futures sugli indici a stelle e strisce continuavano ad essere poco mossi ed ad alzarsi solo dopo l’apertura delle Piazze europee che sembravano ben intonate.
Gli investitori ed i traders avevano aspettato per tutta la settimana i dati sul mercato del lavoro, non tanto il vero e proprio tasso di disoccupazione, bensì era interessante conoscere il numero di posti di lavoro creati nel settore non agricolo, le attese erano per un dato superiore alle 200.000 unità.
Un’ora prima del suono della campanella a Wall Street, come sempre, ecco che arriva il dato: 142.000 unità!!!
Una fortissima delusione.
I futures sui principali indici americani precipitavano, il tasso di disoccupazione, fermo al 5,1%, non aveva nessun effetto, tutti guardavano invece ad una annotazione ancor più importante, e preoccupante, rispetto al valore relativo al mese di settembre, e cioè la revisione al ribasso, e non di poco, anche dei dati di luglio e agosto!!!
I principali indici di tutte le Borse europee hanno cominciato a sbandare paurosamente, si sono rimangiati in quattro e quattro otto i rialzi che stavano mettendo a segno in quel momento, finendo al di sotto della parità. In pochi minuti le Borse del Vecchio Continente ed i futures americani sono scesi di circa due punti e mezzo percentuali.
Ovviamente gli indici americani hanno aperto la seduta in territorio negativo ed il timore che le perdite potessero ulteriormente ampliarsi era palpabile.
Il fatto, però, che nella prima ora di contrattazione non ci fosse stato il temuto crollo, deve aver dato fiducia agli investitori perché da quel momento gli indici di Borsa hanno cominciato una straordinaria cavalcata che si è conclusa solo col suono della campanella.
Acquisti, acquisti e ancora acquisti hanno inondato i mercati azionari, prima si sono azzerate le perdite e poi sono cominciati i guadagni, alla fine l’indice Dow Jones ha guadagnato l’1,15%, lo S&P500 l’1,63% ed il Nasdaq l’1,90%, rispetto alla partenza il DJ e lo S&P500 hanno cioè guadagnato circa 3 punti percentuali ed il Nasdaq il 3,4%!!! E’ il rimbalzo intraday più importante degli ultimi quattro anni!
Insomma: sentiment completamente ribaltato, la sabbia trasformata in polvere d’oro.
Motivo?
Gli analisti prospettano il solito: l’economia va male … la Fed attenderà ancora prima di aumentare i tassi.
Questa analisi, però, risulta debole. Sarebbe facile infatti far rilevare che nel momento in cui veniva comunicato il deludente dato sulla creazione di posti di lavoro i mercati sono crollati, come si spiega questo fatto? In altre parole, se il mercato si auspica un dato debole perché ritiene così che la Fed posticipi la temuta “stretta creditizia” (che fa letteralmente ridere perché si tratta al massimo di uno 0,25%!), perché anziché festeggiare il pessimo risultato il mercato crolla e si riprende solo due ore dopo?
Ed arrivo così ad un fatto che ritengo molto importante: l’oro!
Contemporaneamente al crollo dei mercati azionari susseguente alla pubblicazione del dato macro, il prezzo dell’oro ovviamente schizza all’insù, passando, in un battibaleno, da 1.113 a 1.138 dollari per oncia a con un guadagno superiore al 2%. Certo è un bel balzo, ma ampiamente giustificato da quanto era accaduto. Quindi l’anomalia?
L’anomalia sta nel fatto che successivamente, quando il mercato ha invertito completamente la rotta il prezzo dell’oro non è tornato a scendere, nemmeno di un cent! Rimanendo su quota 1.138 dollari per oncia.
Il cambio euro/dollaro, invece, dopo essersi impennato nel momento della notizia, passando a 1,115 a 1,130 (+1,35%) è tornato a scendere man mano che le Borse continuavano il recupero, terminando al fixing su quota 1,12.
In conclusione, quindi, ritengo che il rialzo odierno sia da ascrivere solo in minima parte alle mutate attese del mercato sulla tempistica della Fed nel procedere al rialzo dei tassi, molto più probabilmente ci sono implicazioni di politica internazionale per cui non è da escludere un intervento della Banca Centrale.
L’aumento del prezzo del petrolio (+1,8%) c’è stato, ma non tale da giustificare un balzo così consistente dei titoli del settore (Chevron ha guadagnato oltre 4 punti percentuali) e le grandi performances dei titoli minerari sono un altro segnale che qualcosa si sta muovendo a livello planetario.
Non necessariamente una buona notizia, di sicuro ciò che non mancherà sui mercati sarà ancora una volta la volatilità, quindi, fare molta attenzione, cercando comunque di sfruttare, ma solo in maniera tattica, le opportunità che potrebbero aprirsi.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro