Grande sterile Utero
di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Tutto muore nell’ordine naturale delle cose umane. Tutto muore. Ed allora?
Muore la fiducia.
Una ragazza m’ha consigliato di farmi un giro, sì, ma altrove, possibilmente su un altro pianeta, insomma molto lontano dalla sua gonna. E’ l’unico consiglio (forse il solo in tutta la mia vita che non abbia disprezzato) che ho seguito alla lettera, nel senso che mi sono dato in pasto a un’altra stella, a una diversa dal Sole.
Devo dire che non si sta male su questo pianeta: anche qui ci sono le guerre di religione, e la luce, ogni nuovo dì, è sempre a schiaffeggiarmi la faccia. Mi manca il caffè. Però l’ho sostituito con un’abitudine di questo posto molto in voga: ‘na sega. Ora mi si dirà che anche sulla Terra i segaioli sono tanti; tuttavia Vi assicuro che qui ‘na sega è reale, sulla Terra, invece, me la sparavo e nel miglior dei casi se l’ingoiava la terra o il cesso. Qui, invece, me la sparo e finisce in Cielo. Già. Tutta colpa della forza di gravità che non c’è. Al mattino, tutti ci spariamo ‘na sega mentre raccogliamo il giornale davanti alla porta di casa, poi rientriamo; ci affacciamo alla finestra e pare che nevichi, pare che tantissimi bianchi fiocchi di neve vadano a cacciarsi all’interno del Grande Sterile Utero che è il Cielo. Insomma, anche qui si muore: è forse un morire un po’ diverso? Ammetto che non è un morire molto diverso da quello che conoscevo sulla Terra; ma se non altro sopravvive l’illusione che almeno ‘na sega – quando noi qui finiremo sottoterra – rimarrà a testimoniare il nostro passaggio umano di mano.