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Grandi monologhi. “M il mostro di Dusseldorf”.

Creato il 20 giugno 2010 da Bloggergeist

Lo strepitoso monologo finale dell’assassino (Peter Lorre) davanti alla  folla inferocita che vuole giudicarlo e ucciderlo in “M il mostro di Dusseldorf” capolavoro indimenticabile del maestro Fitz Lang. Forse per iscritto non rende la grandezza della scena e dei suoi significati (anche visivi), ma ve la propongo lo stesso.

“…Ma chi sei tu? Ma cosa dici tu…? Chi sei tu che vuoi giudicarmi? E chi siete voi? Un branco di assassini, di malviventi! Ma chi credete di essere… Solo perchè sapete come si fa a scassinare una cassaforte o ad arrampicarsi sui muri e sui tetti… sapete fare questo e niente altro. Non avete mai lavorato in vita vostra, non avete mai imparato un lavoro onesto! Siete un branco di maiali! Niente altro che un branco di maiali pigri.

Ma io?! Che posso fare? Che posso fare altro… non ho forse questa maledizione… in me! Questo fuoco! Questa voce! Questa pena! (…) Quando cammino per le strade ho sempre la sensazione che qualcuno mi stia seguendo… ma sono invece io che inseguo me stesso. Silenzioso. Ma io lo sento. Sii! Spesso ho l’impressione di correre dietro me stesso, allora, voglio scappare! Scappare!! Ma non posso…non posso fuggire…devo… devo uscire ed essere inseguito. Devo correre! Correre… per strade senza fine. Voglio andare via. Voglio andare via!

Ma con me corrono i fantasmi di madri, di bambini. Non mi lasciano un momento. Sono sempre la…Sempre! Sempreee, sempreeeee! Soltanto… quando uccido, solo allora… e poi non mi ricordo più nulla… Dopo…dopo mi trovo dinnanzi a un manifesto e leggo… Io ho fatto questo?! Ma se non ricordo più nulla! Ma chi potrà mai credermi!! Chi può sapere come sono fatto dentro! Che cosa è che sento urlare nel mio cervello e come uccido, non voglio! Devo! Non voglio!! Devooo! E poi, sento urlare una voce e io non lo posso sentireee!! Aiutoooo! Non possooo!! Non possooo! Non possooo! Non posso…”

difensore: “…a che servono allora i manicomi… folla:”E cosa succede se fugge dal manicomio o se lo dimettono guarito…”



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