Gravità (II parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
Prese un caffè, abbondando con lo zucchero e accompagnandolo con una sorta di focaccia al naturale, tornò al tavolo solo per trovarlo occupato. Una lunga chioma castana dava le spalle ai distributori, lasciando libero il posto di CJ, come se aspettasse delle visite – Credevo nessuno si sedesse in compagnia degli ingegneri della Atlantis. – fece notare CJ aggirando il tavolo per tornare a sedersi. – Se non posso sedermi insieme al mio ingegnere preferito, non c’è nulla che possa fare per passare il tempo! – ridacchiò Ariane, scostando una ciocca di capelli – Cosa ne dici? – Avere la possibilità di vedere la sua donna anche su Olympus, aveva dato una marcia in più a CJ, invogliandolo a continuare il suo lavoro ininterrottamente, sia per evitare che qualcuno potesse scoprirli, ma soprattutto per dar loro la possibilità di tornare a casa il prima possibile – Non ti ho mai vista castana. – Ariane strinse le labbra, apparentemente insoddisfatta di quel commento, ma perdendo la propria espressione di disappunto chiarì – Non sono riuscita a passare dal parrucchiere prima del giorno di lancio e il colore cominciava a sbiadire, così ho lavato via la tinta e sono tornata al mio colore naturale. – Con un sorrido, CJ bevve una lunga sorsata di caffè – Sei splendida. – La donna sorrise a quel commento, arrossendo appena – Posso evitare di tingerli, se ti piacciono di più. – – Ariane a me piace quello che sei, non importano i capelli. – sussurrò CJ, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Era sempre la stessa cosa: quando CJ pensava a quella loro relazione, la fredda logica gli consigliava di lasciar perdere, ricordandogli che con molta probabilità sarebbe costata a entrambi il posto di lavoro, ma vedendo Ariane era impossibile pensare alla carriera, tutto perdeva significato – Non vedo l’ora di tornare a Vancouver. – Nei giorni prima del lancio avevano preso entrambi un po’ di ferie, CJ fingendosi ammalato e Ariane con l’intenzione di riposare prima della partenza. Inutile dire che per buona parte di quei giorni erano rimasti nello stesso letto, a metà tra il sonno e la veglia, con Ariane che continuava a proporre idee su come organizzare l’appartamento e CJ placidamente appoggiato contro il suo corpo, impegnato ad ascoltare quel respiro nel tentativo di dimenticare tutto quello che avrebbe dovuto fare una volta nello spazio. – Cameron mi piace vederti così incerto. – commentò la sua convivente con un sorriso – Sei carino quando cerchi di non farmi i complimenti, ma dovresti rilassarti: questa gente non sa cosa c’è tra noi, non sospetterebbero una nostra relazione, almeno finché nessuno verrà a controllare gli accessi al settore ricerche. – – Non dirlo neanche. – Ariane mantenne quel sorriso soddisfatto per un po’, facendo colazione placidamente e rubacchiando qualche pezzo della focaccia di CJ per stuzzicarlo. Dal canto suo CJ ripensava alle lunghe mattinate di relax, all’idea che quella donna aveva visto una parte di lui che di solito rimaneva nascosta, ma l’istinto dell’agente commerciale non sembrava averne approfittato, sorvolando persino su quei sogni sempre più vividi e strani – So che non dovrei chiedertelo, ma come va con i lavori? Siete arrivati a qualcosa? – – Non abbiamo fatto molto, il laboratorio di Roya ci ha inviato tutta la lega di niobio che aveva, ma ci vogliono dei giorni per mettere a punto il superconduttore, senza contare il problema che abbiamo nello stabilizzare l’assorbimento dei generatori, se solo riuscissi a risolvere questo problema, invece di pensare alle batterie del cl… – CJ s’interruppe, consapevole di essersi quasi tradito con le idee strampalate del suo sogno – …con il contenimento, saremmo a posto. – – Batterie? – – Questa notte ho sognato una sorta di grande batteria, come se potessimo usare quella lega senza cambiare le condizioni della nostra apparecchiatura. – mentì CJ finendo il caffè per prendere tempo, non poteva credere di essersi lasciato sfuggire quell’idiozia e se Ariane non era a conoscenza degli schemi del GGA, di certo nel laboratorio della Astral quelle scuse non avrebbero funzionato di certo. – Ti vedo molto preoccupato e scommetto che il tuo mal di spazio non va molto bene, vero? – – Non riesco a dormire e la soluzione al problema dei GGA continua a sfuggirmi. – – Forse ti serve di lasciarti andare un po’. – ipotizzò la donna prendendogli una mano – Scommetto che se fossimo ancora a Vancouver, avresti tirato fuori una soluzione due giorni fa. – CJ evitò di far notare che tutte le prove del team di Roya erano state effettuate in laboratori che simulavano il vuoto spaziale: Ariane era più importante di quei dannati GGA o dei sogni che cercavano di farlo impazzire, sarebbe stato inutile puntualizzare quelle stupidaggini. L’ingresso dell’uomo di Roya obbligò CJ a ritrarre la propria mano, imbarazzato dall’idea che qualcosa potesse tradire la loro relazione – Buongiorno Sam. – salutò lanciando uno sguardo al nuovo venuto, il quale sembrava molto più interessato ad Ariane che alle buone maniere. – Jennings ti dispiace se mi siedo qui? Tanto sembra che tu abbia finito. – disse solamente, lanciando a CJ un’occhiata distratta – Vorrei scambiare due chiacchiere con la signorina Ivory! – Samuel Parker sembrava riposato e perfettamente a suo agio in quella situazione, come se avesse passato mesi in situazioni come quella – Sam dovrei parlarti di un’idea. – fece notare CJ, per nulla intenzionato a lasciargli fare il cascamorto con Ariane. La donna dal canto suo aveva sorriso maliziosamente, per nulla preoccupata dall’eventualità che Parker potesse scoprirli e quindi far sapere in giro della relazione – C’è tempo Jennings, finché non risolveremo quel problema con l’assorbimento dei GGA, non c’è fretta. Avraham dovrebbe aver finito con i codici di inizializzazione, ma temo che gli serva una mano, se vuoi darti da fare lo trovi nel laboratorio informatico dell’area pressurizzata sulla stazione! – – CJ mi stava dicendo di un’idea con delle batterie. – s’intromise Ariane, lanciandogli uno sguardo complice, del tutto intenzionata ad aiutarlo in quel confronto. Fissandolo con uno sguardo incuriosito Parker incrociò le braccia al petto – Era questa l’idea? Delle semplici batterie? Jennings credevo almeno tu fossi sicuro di ciò che stavamo facendo in Alaska, ma vedo che Pale ha preso l’ennesimo abbaglio dai suoi ragazzi. – lo derise il fisico, scotendo il capo – Credo sia meglio che tu vada a dare una mano al lavoro di Avraham e lasci lavorare chi di dovere. – CJ strinse i denti, impedendosi di reagire a quelle parole, ma se Parker sapeva di averlo provocato, solo Ariane aveva capito fino a che punto si era spinto l’uomo e alzandosi tentò di placare gli animi – Signori vi lascio alle vostre discussioni, non credo di aver afferrato neanche mezza parola, per cui tolgo il disturbo. – Parker cambiò completamente espressione a quelle parole, sorridendo appena alla donna, solo per fissare con disprezzo CJ – Dannazione cosa ti prende, amico? La Ivory è un bel bocconcino e tu invece di spalleggiarmi hai deciso di farla scappare! – sbottò quando rimasero soli. CJ lo fissò restando seduto, aveva una gran voglia di prendere quell’idiota a pugni e se fosse stato all’interno del sogno, di certo la donna l’avrebbe fatto con un gesto molto plateale. Quella però era la realtà e CJ non poteva perdere le staffe per una cosa simile, senza contare che ufficialmente Ariane non era la sua compagna – Va bene Sam, quando vorrai lavorare ai GGA mi trovi in laboratorio! – si congedò, alzandosi.

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