Magazine Cinema
(id.)
di Alfonso Cuaròn (USA, 2013)
con Sandra Bullock, George Clooney
durata: 90 min.
★★★★☆
Un uomo e una donna soli, in mezzo a un silenzio assordante. E' proprio il silenzio che ti fa effetto in Gravity: nello spazio non ci sono rumori, non ti sente nessuno. Un'astronave può esplodere, frantumarsi in mille pezzi, senza che nessuno possa udire alcunchè, nemmeno lo spettatore che resta inebetito da quanto accade. Una catastrofe spaziale fatta solo di immagini e sguardi angosciati, quasi surreale, raccontata in un 3D che, finalmente, ti costringe ad essere partecipe della tragedia, quasi a cercare di afferrare per mano quei corpi che vagano goffamente alla ricerca di un appiglio.
Nello spazio non si può vivere, ci avverte la didascalia iniziale: lo sanno fin troppo bene il capitano Kowalski (al suo ultimo giorno di servizio) e la dottoressa Stone quando la loro stazione orbitante viene colpita e messa fuori uso da una pioggia di detriti. La speranza è rappresentata da una sonda spaziale russa che naviga nelle vicinanze, ma anche quella è in avaria e non potrà mai fare ritorno a terra. A questo punto l'unica salvezza è una nave cinese, distante più di cento chilometri, con la quale tentare un atterraggio. Ma raggiungerla sembra impossibile per due astronauti dispersi nel vuoto e tenuti in vita da un cordone ombelicale dal quale, giocoforza, sarà necessario separarsi per sopravvivere...
Per apprezzare Gravity bisogna dimenticarsi di 2001: odissea nello spazio e lasciarsi alle spalle la fantascienza moderna, fatta di fragorosi effetti speciali ed alieni cattivi e minacciosi . Qui ci sono solo due persone 'normali', che fanno il loro lavoro e lottano non per salvare il mondo ma per tornare a casa dalle rispettive famiglie. Dopo I figli degli uomini, il messicano Alfonso Cuaròn torna ad occuparsi di una fantascienza distopica molto vicina ai cuori della gente e scevra di voli di fantasia. Gravity è un film quasi documentaristico, per certi versi filosofico, depurato da ogni dettaglio spettacolare e qualsiasi espediente narrativo. La trama praticamente non c'è, così come non ci sono epicità ed eroismo: anzi, per tutta la durata del film è la paura di non farcela a farla da padrone, che le immagini restituiscono fedelmente allo spettatore.
Senza voler spoilerare il finale, possiamo dire che Gravity è la cronaca di una rinascita, di un ritorno alle origini dell'uomo e al suo istinto ancestrale di sopravvivenza. Poco importa se le situazioni descritte siano, a detta degli esperti, piuttosto inverosimili e difficilmente verificabili: il film raggiunge il suo obiettivo, quello di far riflettere sulla natura umana e sull'inevitabile solitudine di fronte alla morte. Ci riesce con immagini di una straordinaria profondità, un uso sapiente del 3D (per una volta indispensabile) e due attori votati al ruolo. E se dal gigione Clooney tutto sommato potevamo aspettarcelo, bisogna dire davvero brava a Sandra Bullock: è lei che prende il mano il film e lo porta in fondo, regalandoci una parte intensa e sorprendentemente umana.
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