Ho ancora addosso la pelle d’oca e quella sensazione d’ansia che imperversa per tutto il film. In questi giorni non ho voluto leggere alcuna opinione su questo film, perché da quel poco che avevo letto tempo fa sembrava che questo dovesse essere il film dell’anno e…ho ricontrollato la lista dei film usciti nel 2013 che ho visto finora…Gravity fino a questo momento è il film dell’anno, cazzo. C’è poco da dire e poco da fare, questo film è una bomba e con tutta probabilità rimarrà il miglior film del 2013, se la pensate diversamente vi invito a spiegare perché o almeno a dirmi un altro titolo di quest’anno che possa competere con questa pellicola di Alfonso Cuaròn, in questo post io vi dirò perché Gravity è così fottutamente eccezionale.
La storia è molto semplice: una spedizione di astronauti in orbita per riparare il telescopio Hubble viene investita da una tempesta di detriti di un satellite russo che viaggiano alla velocità di un proiettile. Della missione originale rimangono solo due sopravvissuti, che senza comunicazioni con la Terra e con mezzi di fortuna dovranno riuscire a tornare sulla Terra. Storia semplice? Certamente. La trama è molto elementare, non ci sono colpi di scena eccelsi o storie da capogiro. C’è la storia di un’avventura di sopravvivenza nello spazio aperto, “dove nessuno può sentirti gridare” (cit. Alien). La vera eccezionalità del film sta nel trasfert emotivo. La pellicola dura appena 90 minuti e nei primi 45 a volte ci sentiamo il cuore scoppiare. Ansia, paura e brividi sono le emozioni che Sandra Bullock ci trasmette direttamente grazie a ottime scelte di soundtrack e ottime scelte di regia. Le inquadrature al contrario, il rimanere fissi su un punto mentre l’astronauta gira vorticosamente alla deriva, il point of view dall’interno della tuta d’astronauta ci offrono uno spettacolo eccezionale. Alla fine del film abbiamo ancora la pelle d’oca addosso.

Su Rotten Tomatoes questo film si è beccato un 98% al pomodorometro e, cristo, se lo merita tutto. La pellicola di Cuaròn ricorda da vicino la bellezza di 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick, permettendosi anche una piccola citazione, quando la Bullock entra nella stazione spaziale internazionale e spogliatasi si raggomitola in posizione fetale a gravità zero, con un tubo che le passa accanto ricordando il cordone ombelicale (ho cercato una foto ovunque di questa scena ma non l’ho trovata).







