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Trama: durante la sua prima missione nello spazio l’ingegnere medico Stone rimane vittima di un incidente e si ritrova a vagare sola nello spazio, quasi priva di ossigeno e tagliata da ogni comunicazione con la NASA…
Mi basta solo rileggere la trama per ricordare il film e rimanere senza respiro. Cuarón è riuscito, maledetto lui, a confezionare uno dei pochi film (oltre a quegli horror “seri” che parlano di Satana, clown o bambole assassine) in grado di farmi venire voglia di abbandonare la sala ogni 5 minuti, vuoi per l’ansia, vuoi per i polmoni che si rattrapivano in automatico. Con l’ausilio di un 3D per una volta utile e funzionale, il regista messicano annulla i confini tra la sala e le stupende immagini mostrate su schermo e costringe lo spettatore a ritrovarsi impotente e solo, perso nello spazio profondo, in costante pericolo di vita, bersagliato a più riprese da silenziosi ma mortali detriti, alla deriva in un ambiente privo di punti di riferimento o, e non so cosa sia peggio, bloccato all’interno di navicelle strette, vecchie, malfunzionanti e per di più aliene in quanto corredate da libretti di istruzioni in linguaggi sconosciuti. In tutto questo, Cuarón riesce soprattutto a lasciarci a bocca aperta con i suoi movimenti di macchina fluidi ma vertiginosi, con quell’incredibile piano sequenza iniziale e con la stupefacente bellezza di un’immagine grandiosa come quella dell’alba sul pianeta Terra, la cui luce si riflette alla perfezione sui caschi dei protagonisti, o quella in cui Sandra Bullock riesce per la prima volta a liberarsi dalla scomoda tuta e si ritrova protetta, fluttuante ma sicura, all’interno della capsula come un bambino nella pancia della mamma.
Le immagini, l'assenza di qualsiasi suono tranne quello del respiro affannato della protagonista e la sensazione costante di pericolo incombente, in questo caso, valgono più della sceneggiatura (scritta dal regista assieme al figlio) o dei dialoghi, inconsistenti e a tratti banali. Come ha detto Simone nella sua recensione, il film avrebbe potuto anche essere muto perché la sua forza sta tutta nell’abilità di Cuarón, nella perfezione degli effetti speciali che, davvero, toccano vette mai testimoniate prima in un film di “fantascienza” e, devo ammetterlo, nell’interpretazione della Bullock, che meriterebbe il plauso anche solo per l’enorme tour de force fisico a cui ha necessariamente dovuto sottoporsi: personalmente, sono rimasta molto colpita soprattutto dal finale, in cui sembra davvero che la gravità del titolo la schiacci a terra, con le gambe intelligentemente inquadrate dal basso che tremano per lo sforzo di sostenere un peso a cui non sono più abituate. Poi, ovvio, ci sono delle ingenuità nella trama, l'irritante personaggio di Clooney su tutti, e momenti costruiti ad arte per fare commuovere, ma tutto scompare davanti a un'esperienza al cardiopalma in grado superare, quanto ad immedesimazione, le simulazioni fasulle dei parchi giochi più grandi e famosi. Se non avete ancora visto Gravity e potete andare al cinema solo una volta questa settimana buttatevi subito nelle sale dove lo proiettano, ignorate qualunque altro film anche se ogni volta che sentite nominare Sandra Bullock vi parte la placca come alla sottoscritta. E se odiate il 3D fidatevi di chi lo odia più di voi ed è costretta ad indossare gli occhiali sopra quelli da vista a rischio mal di testa: sarà valsa veramente la pena di spendere quei 10, 11 euro e i soldini per farsi passare l'emicrania. Señor Cuarón, chapeau!
Di Sandra Bullock (Ryan Stone), George Clooney (Matt Kowalski), Ed Harris (la voce del Controllo NASA in originale è la sua) ho già parlato ai rispettivi link.
Alfonso Cuarón (vero nome Alfonso Cuarón Orozco) è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Messicano, ha diretto Y tu mama también, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban e I figli degli uomini. Anche produttore e attore ha 52 anni.
Per il ruolo di Ryan si era pensato inizialmente ad Angelina Jolie che poi, fortunatamente, ha abbandonato il progetto. Altre candidate papabili, prima che venisse scelta la Bullock, erano in primis Natalie Portman, che però nel frattempo è rimasta incinta, Rachel Weisz, Naomi Watts, Marion Cotillard, Carey Mulligan e Scarlett Johansson mentre, al posto di Clooney, avrebbe potuto esserci il mio adorato Robertino Downey Jr. (ma poi sai che spreco?) che ha rinunciato in favore di altri impegni. Detto questo, se Gravity vi fosse piaciuto, potreste recuperare Apollo 13 e 2001: Odissea nello spazio. ENJOY!
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